sabato 5 marzo 2016

Recensione Il sangue dei fratelli di Emma Pomilio



Recensione
Il sangue dei fratelli di Emma Pomilio


TITOLO: IL SANGUE DEI FRATELLI
AUTRICE: EMMA POMILIO
CASA EDITRICE: MONDADORI
PAGINE: 412
PREZZO: 19,00 €
VOTO:  
 COMPONENTE DELLA SAGA DE “IL ROMANZO DI ROMA” STORIA DI ROMA DALLA FONDAZIONE ALLA CADUTA DELL’IMPERO A CURA DI VALERIO MASSIMO MANFREDI

Il romanzo è ambientato nell’antica Roma Repubblicana, inizialmente in un periodo antecedente alla Guerra sociale, arriva a trattare da vicino gli avvenimenti della guerra civile tra sillani e mariani, il tutto è narrato in prima persona da Fausto, schiavo nato nella famiglia dei Livi Drusi.

Tutte le vicende della gens, ciò che accade al dominus Tito Druso, sono di invenzione dell’autrice, che riesce quasi a far prendere vita a questa famiglia, su una base storica reale, collegandola a personaggi realmente esistiti come il tribuno della plebe Druso.
La vicenda ha inizio con l’assassinio dell’appena citato tribuno. Non avendo dati sulla sua famiglia l’autrice ha avuto campo libero per creare una storia senza eccessive limitazioni, potendo narrare le reazioni dei familiari alla morte del parente.

Lentamente il dominus Tito Druso è costretto a partecipare alla Guerra scoppiata in seguito all’assassinio del cugino, lasciando la famiglia.
Mentre il padrone è in guerra si svolgono le prime “avventure” dello schiavo Fausto e del giovane dominus Marco, figlio del padrone.
Ho messo tra virgolette avventure perché la vita di Fausto non ha nulla di avventuroso, essendo uno schiavo deve servire e, essendo in prima persona il romanzo, sapremo sempre cosa passerà per la sua testa, i suoi pensieri di sottomissione e la sua volontà di compiacere il padrone in ogni modo possibile.
Chi si aspetta un romanzo in cui il protagonista è un eroico liberatore, un idealista, un uomo che vuole sovvertire il sistema, sta leggendo il romanzo sbagliato. Spesso il senso di alienazione che provoca il protagonista vi costringerà a rileggere più volte qualche suo pensiero portandovi a dire: “No non può essere vero” , ovvio è un romanzo e non è vero ciò che viene raccontato, ma è decisamente verosimile.
Fausto è uno schiavo felice di servire, è stato allevato per essere così,  non conosce un modo diverso per vivere.

Il personaggio avrà diverse evoluzioni e subirà diversi cambiamenti seguendo il giovane padrone Marco Druso. I due personaggi, da bambini quali erano all’inizio del romanzo, crescono, capitolo dopo capitolo. Vivono la presa di Roma da parte di Mario, viene narrato il loro esilio a Rodi, l’accademia di retorica sull’isola e la loro vita ormai distante dalla capitale della Repubblica.
Con l’arrivo di Silla in Grecia (di ritorno dalla guerra contro Mitridate), deciso a tornare a Roma per “liberarla” dai mariani, la storia ha un graduale cambiamento decisivo sarà il fatto che i protagonisti, ormai adulti, lasceranno l’isola e si uniranno alle forze di Silla.
La storia in questo momento avrà un cambiamento radicale, che di proposito non vi racconterò, ma sappiate che sarà il punto di non ritorno di questo romanzo, come una fiamma che non può essere spenta, arderete dalla voglia di proseguire nella lettura, per sapere come andrà avanti.

Raccontato in questo modo sembra un romanzo perfetto e privo di difetti, ma non è così purtroppo. In numerose parti del libro l’autrice descrive fatti storici come in un manuale di storia romana, certo in maniera molto semplificata e riassunta, ma pur sempre poco integrati nella narrazione, nonostante, per assurdo, il romanzo sia proprio ambientato nel periodo storico descritto. Dovrebbe funzionare, ma non è così.
In altre sezioni si da troppo per scontato che il lettore sia a conoscenza degli eventi storici narrati, nel mio caso, ne ero fortunatamente a conoscenza, ma non tutti lo sono. Su questa mia frase, si potrebbe polemizzare che il pubblico medio che acquista romanzi storici nell’antica Roma si presuppone abbia una conoscenza minima di storia romana, ed è proprio questo il punto: la conoscenza richiesta non è per niente minima.
L’ultimo neo è l’epilogo, a mio parere troppo breve, da l’idea che sia stato messo tanto per dare un “contentino” al lettore.

Voi lo avete letto? Cosa ne pensate?

Ciao e alla prossima!
*ENRICO*

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