mercoledì 11 maggio 2016

RAINBOW di Cecilia K.

RAINBOW
di
Cecilia K.


Ciao a tutti,
oggi sono qui per parlarvi di una ragazza di nome Cecilia che si è auto-pubblicata, fra poco uscirà il suo romanzo in versione cartacea, ma potete già trovarlo in e-book.
Vi lascio i link dove potete acquistarlo e in anteprima per voi il primo capitolo di Rainbow.
Che dire, questa ragazza è un portento made in Italy. Non vedo l'ora di leggere il suo libro per potervene parlare!

TRAMA:  Rain è una giovane ragazza con una vita difficile. La mamma è morta dandola alla luce e il padre è un uomo violento. Nella piccola cittadina di Blue Groove conoscerà per la prima volta l'amore e il calore di una famiglia. Ma Rain ha un obiettivo, andarsene per sempre e farsi una nuova vita, lontano da questa che sta faticosamente vivendo adesso. Riusciranno amore e amicizia a farle cambiare idea? Oppure Rain farà comunque questo passo, abbandonando chi si è preso cura di lei? Spesso la vita ci mette di fronte a scelte coraggiose e, a volte, ci premia se seguiamo la strada giusta.

Responsabile Editing
Mandy email:  mandy.moon@email.it

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PREZZO: 2,99 euro

Correte a leggerlo, fateci sapere cosa ne pensate! Ciao Cecilia, e un saluto a voi che ci seguite.


*DANA*

CAPITOLO 1

Fuori fa molto caldo e nella mia camera si soffoca. Ho acceso un piccolo ventilatore che però smuove solo aria bollente.
Mi sto preparando per andare a una festa a casa di Liam: non conoscendo quasi nessuno dei suoi amici all’inizio ero titubante, ma poi ho cambiato idea perché dirgli di no mi risulta sempre molto difficile. L’ho incontrato la prima volta in ospedale, un posto che frequento abbastanza spesso, a dire il vero li frequento un po’ tutti quelli dei paesi vicini. Li cambio con una certa costanza, vado in orari diversi, controllo prima chi è il medico di guardia al pronto soccorso e poi mi accomodo in sala d’aspetto.
Dolorante, ferita nel corpo e nell’anima.
Una volta sono caduta dalle scale, un’altra ho sbattuto contro un tavolo perché sono molto distratta, più spesso soffro di sonnambulismo e mi faccio male durante la notte.
Tante scuse, tante bugie per coprire una sola verità. Non ho ancora imparato a capire tutti i segnali di Henry, mio padre, a capire quando stare zitta, quando parlare, quando sparecchiare, quando lavare i panni. A volte non capisco nemmeno quando è il momento di respirare.
Vivere con lui non è facile e, a quanto pare, non lo è nemmeno vivere con me. Mia madre è morta e io sono viva. Questa è la mia colpa più grande. Durante il parto io sono sopravvissuta e lei no, di conseguenza ogni gesto quotidiano, ogni giorno nuovo è un regalo che ricevo e non merito e lui, Henry, non perde occasione di ricordarmelo. Con le parole o con le mani.
La mia vita è questa, prendere o lasciare e io un giorno lascerò. Oh sì, ho in progetto di finire la scuola, racimolare qualche soldo e poi abbandonare questa casa, questa città, tutto e tutti. Prima o poi.
Qualche settimana fa, ho avuto uno scontro con Henry rimediando un polso viola. Mi sono recata al pronto soccorso solo in nottata perché era sabato e potevo confondermi meglio con i reduci di una serata di alcool e risse. Ho aspettato a lungo e quando è arrivato il mio turno sono entrata in una stanza piccola e fredda. Mi ha accolta il sorriso più dolce che abbia mai visto, incorniciato da un bellissimo viso e scaldato da una voce pacata e rassicurante. Liam stava facendo gavetta al pronto soccorso e gli era toccato il turno di sabato notte. Mentre mi stava controllando il polso è arrivata una grossa emergenza e l’infermiera che lo stava assistendo ci ha lasciati soli per occuparsi del caso urgente.
«Quindi sei caduta?»
«Sì, tacchi e alcool non vanno molto d’accordo.»
«Non è rotto ma hai una forte contusione. Voi ragazze, sempre sui tacchi! Anche la mia fidanzata li adora e confesso che io adoro lei quando se li mette anche se poi, quando camminiamo, capita che si aggrappi a me con molta forza per tenersi in equilibrio.» Mentre stava parlando di lei il sorriso si era fatto ancora più dolce e gli occhi si erano accesi di una luce brillante. L’amore fa questo effetto. Almeno così dicono.
«Ma non ti fa male? Sembra che tu non senta niente.»
«Infatti è così, cioè ho una buona resistenza al dolore.»
«Ottima, direi!»
Anni di allenamento.
Dopo avermi fasciato il polso ha controllato se c’erano altri pazienti in attesa o se avevano bisogno di lui da qualche parte. Tutto taceva così mi ha offerto un caffè.
«Sono stanchissimo ma è tutto il giorno che lo bevo da solo e ho voglia di compagnia, se non hai impegni, si intende.»
«No, nessun impegno.»
I suoi occhi allegri mi hanno convinta a restare nonostante fossi a pezzi e l’antidolorifico non stesse ancora facendo effetto.
Erano le quattro e abbiamo passato le successive due ore a chiacchierare. Abbiamo scoperto di avere in comune la passione per un videogame con cui mi diverto in sala giochi da quando ero bambina. Mi ha parlato della sua fidanzata, del fatto che gli mancasse molto perché erano abituati a stare sempre insieme ma per ora dovevano vivere separati, mentre lei finiva l’università nella loro città natale. Mi ha raccontato qualcosa anche della sua famiglia e di suo fratello gemello, Christopher, e del legame che li unisce. Insomma, abbiamo parlato a lungo e a me è sembrato di chiacchierare con un vecchio amico. Uno di quelli di cui ti fidi, di quelli che riescono a coccolarti l’anima semplicemente parlando. Arrivato per lui il momento di staccare, mi ha offerto la colazione e poi un passaggio che ho rifiutato dicendo che mi sarebbero venuti a prendere di lì a poco. La prima bugia della giornata.
Ci siamo salutati dopo esserci scambiati i numeri di telefono e da allora ci siamo sentiti spesso, abbiamo preso molti caffè insieme, ci siamo sfidati in sala giochi. Ovviamente non sono più andata al pronto soccorso dove lavora.
Arrivo a casa sua già sudata, la manica lunga mi fa impazzire appiccicandosi alla mia pelle come nastro adesivo. Scolorire accidentalmente una maglietta di Henry ha avuto il suo prezzo e tre belle impronte nere stanno colorando il mio braccio. Vedo subito molte auto parcheggiate nel vialetto e tante persone che chiacchierano, ridono, giocano a calcio nel prato antistante. Entro in casa e chiudo gli occhi godendo del refrigerio donato dal condizionatore, acceso nonostante la porta d’ingresso e quella che dà sul retro siano aperte e facciano entrare comunque aria calda. Mi accorgo di essermi impalata al centro della stanza e così riapro subito gli occhi imbarazzatissima. Detesto fare la figura della strana, anche se la manica lunga in questo luglio infernale non mi aiuta certo a passare inosservata. Adocchio una serie di bottiglie di birra sprofondate nel ghiaccio, ne afferro una al limone, la apro ed esco sul retro. Il contrasto tra il fresco dell’interno e l’afa dell’esterno è attenuato da un ventilatore a pala che va a tutta velocità sotto il portico. Mi guardo intorno, di Liam nessuna traccia, saluto alcuni amici e poi mi metto nel posto più fresco che trovo a guardare gli altri che giocano.
 «E’ abbastanza fredda quella birra?»
Sobbalzo rischiando di far cadere la bottiglia e mi giro verso la voce che mi ha appena parlato.
Due occhi curiosi, grandi e meravigliosamente verdi, mi stanno fissando. Resto inebetita di fronte a quel ragazzo, bello da togliere il fiato, con lo sguardo sfrontato di chi è molto sicuro di sé. Il suo mento deciso, con una lieve fossetta, mi ricorda quella più profonda di Liam e mi fa sorridere.
«Ti sembra carino ridere in faccia alle persone?»
E’ piuttosto risentito e, nonostante istintivamente mi dia fastidio la sua domanda poco gradevole, decido di scusarmi con lui.
«No, scusa, è che mi hai ricordato una persona e mi è venuto da ridere.»
Continua a fissarmi in silenzio finché il mio sorriso non svanisce e torno a guardare alcuni ragazzi che giocano a ping pong.
«Comunque sì, è molto fredda. L’ideale per questo caldo.» 
«L’ideale sarebbe anche portare vestiti adeguati e non le maniche lunghe.»
Mi irrigidisco. So di attirare la curiosità degli altri per il mio abbigliamento decisamente fuori luogo, so di essere additata come quella strana. Ho più volte affrontato bulli che mi deridevano per il collo alto in agosto e le maniche lunghe nel pieno della canicola di luglio. Ogni volta, però, è difficile. Trovare scuse, mentire. Rendermi ridicola.
Non rispondo e butto giù un lungo sorso di birra. La bottiglia che stringo trema appena ma spero che lui non l’abbia notato.
Con la coda dell’occhio lo vedo avvicinarsi, appoggia la mano alla colonna appena sopra la mia testa e si avvicina al mio viso. Detesto i ragazzi come lui, spacconi e troppo sicuri dei propri mezzi. Certo, i suoi mezzi sono davvero notevoli e includono un paio di mani che sembrano modellate per accarezzare una donna.
Continuo a guardare i ragazzi che giocano ma mi sento il suo respiro addosso e percepisco il calore del suo corpo.
«Io e te ci conosciamo» dice all’improvviso. 
Giro solo gli occhi verso di lui e sorrido.
«Non è un approccio un po’ banale?»
Sorride anche lui, uno di quei sorrisi sghembi e irritanti.
«Non è un approccio, è un dato di fatto. Io e te ci siamo già incontrati.»
Questa volta mi giro completamente e lo guardo con attenzione cercando di ricordare. Come se poi fosse realmente possibile dimenticarsi di un tipo simile.
«Non so, forse ti confondi con qualcun’altra.»
«Non credo proprio.»
«Beh, io non mi ricordo di te.» Mi sta dando sempre più sui nervi. Se lo avessi conosciuto da qualche altra parte, me lo ricorderei sicuramente.
Si avvicina ancora un po’.
«Forse se ti mettessi a quattro zampe sul sedile posteriore della mia macchina, ti tornerebbe la memoria.»
Lo guardo a lungo, sicura di me, sicura che stia mentendo.
«Nella tua macchina… a quattro zampe. E quando sarebbe successo? Perché proprio non lo ricordo.»
«Eri molto ubriaca, per questo non ricordi» dice scuotendo la testa e bevendo un sorso del suo cocktail. 
Scoppio a ridere di cuore, per poco non sono costretta a tenermi la pancia per cercare di darmi un contegno. Si risente molto e con tono acido mi chiede cosa abbia detto di tanto divertente.
«Io ubriaca? Te l’ho detto che ti sei confuso con un’altra. Io non mi ubriaco mai. Ti è andata male stavolta. Comunque complimenti, il tuo è l’approccio più originale e squallido che abbia mai sentito.»
Per un attimo mi pare di vedere le sue iridi accendersi di rabbia ma c’è anche qualcos’altro che brucia in quei magnifici occhi.
«Chi ti ha invitata?»
Adesso si è raddrizzato e mi guarda socchiudendo sospettoso le palpebre.
«Che ti importa?»
«Beh, dal momento che questa è anche casa mia…»
Ah! Piacere di conoscerti, Christopher. O forse no.
«Mi ha invitata Liam.»
Impreca e toglie la mano dalla colonna, allontanandosi.
«Quindi tu sei Rain.»
Mi volto e dico: «Ti ha parlato di me?»
Ammetto di avere un sorriso un po’ scemo sulle labbra. Forse lui lo nota, perché vedo un angolo della sua bocca sollevarsi lentamente.
 «Sì, mi ha parlato di te e si è raccomandato di controllarti» risponde sorridendo. Sembra quasi trionfante.
«E questo che vorrebbe dire?»
Una ragazza alta e bionda esce dalla casa e urla verso di lui.
«Vieni a darmi una mano a raccogliere i bicchieri vuoti! Ora!»
Lui si volta nella mia direzione, mi strizza l’occhio e fa per entrare in casa ma io lo blocco.
«Non hai risposto alla mia domanda.»
Allarga le braccia.
«Che devo dirti… magari William sa che sei una tipa strana.» E dicendo questo fa scorrere lo sguardo sul mio corpo. Nonostante si soffermi sulle mie inopportune maniche lunghe, non posso nascondere che il modo in cui mi sta guardando non mi lascia proprio indifferente.
Poi prosegue: «A me ha detto solo di tenerti d’occhio.»
Ammicca di nuovo e se ne va.
Che idiota spaccone!
Decido di andarmene. Le parole di Christopher mi hanno aperto un buco al centro del petto e non sono più sicura di essere la benvenuta. Né sono più sicura del motivo per cui Liam mi voleva alla sua festa. Chiaramente mi sfugge l’ovvietà della situazione, il mio cervello ha smesso di funzionare e io inizio a muovere le gambe verso l’uscita. Ho solo un pensiero in testa, quello di scappare da lì. Faccio altri due passi quando una figura alta e possente mi si staglia davanti.
«Dove stai andando?»
Alzo lo sguardo e incontro il bellissimo volto di Liam che, con un bicchiere di birra in mano, mi fissa in attesa di un riposta.
«Vado via» dico con voce flebile. 
«Sei appena arrivata» risponde con un tono fermo ma dolce.
Guardo lui e poi le mie scarpe, non sapendo che dire. Rialzo lo sguardo e gli sorrido imbarazzata. Non voglio parlare, non voglio sapere. La mia testa è sotto la sabbia.
«Rain, che succede? Non nasconderti proprio da me.»
Adoro questo ragazzo, letteralmente. Sin dal nostro primo incontro ho avvertito nettamente una forte empatia. Lo sento vicino come se ci conoscessimo da una vita, mi chiede sempre come sto quando mi vede strana o cambio improvvisamente umore. Cosa che peraltro accade abbastanza spesso. Il suo è un interesse autentico e posso avvertirlo distintamente. Ma sa anche essere discreto e farsi da parte se proprio non voglio parlare. E anche questo accade spesso, perché a volte non saprei proprio che cosa dire. La mia vita è una specie di tabù e, quando mi convinco a parlare, racconto solo balle. Non mi sento in colpa per questo, sono troppo abituata a mentire, troppo abituata a usare la menzogna come arma di difesa. Anche quando non c’è niente e nessuno da cui difendersi.
«Hai detto a tuo fratello di controllarmi perché non ti fidi di me.» Il tono che uso è fastidiosamente lagnoso.
«Cosa? Che avrei…? Non mi fido di chi…? Che pezzo di…»
Si volta di scatto ed entra in casa urlando a me di non muovermi e al fratello, invece, di alzare il culo e andare da lui. Dopo un minuto escono entrambi, Liam furioso e Christopher divertito.
«Scusati immediatamente con lei.»
«E di cosa dovrei scusarmi? Mica l’ho offesa» risponde imbronciato come un bambino ma con il ghigno tipico di chi si sta divertendo un mondo. 
«Le hai detto una cavolata per metterla in difficoltà. Ti ho chiesto di tenerla d’occhio solo perché ci sono tanti idioti a questa festa e volevo che fosse al sicuro. Non mi aspettavo che fossi tu lo stronzo da cui avresti dovuta proteggerla.»
«E dai, William, che esagerazione! Stavo solo scherzando! Addirittura le devo delle scuse?» Poi si rivolge a me: «Lo vuoi anche tu?»
Io sto sorridendo divertita da quello scambio di battute. Il disagio è stato parzialmente spazzato via dal profumo di familiarità e calore che quella scena mi sta regalando e dal meraviglioso, quanto per me sconosciuto, senso di protezione che Liam ha chiaramente espresso nei miei confronti.
«No, non mi servono delle scuse. Dai, non fa niente. Dopo il suo approccio pessimo direi che tutto il resto diventa quasi divertente e comunque mi basta sapere che si è inventato ogni cosa.»
Liam socchiude le palpebre guardandolo.
«Di quale approccio stiamo parlando?»
Christopher alza gli occhi al cielo.
«Stai sereno, fratellino mio, era solo un gioco e comunque non avevo idea di chi fosse. Lo sai che mi piace fare il cretino a volte.»
Liam lo osserva ancora un po’, forse cercando di incenerirlo con lo sguardo. Poi sospira profondamente e mi chiede: «Sicura che per te è tutto a posto? Lo prendo a pugni se ti fa stare meglio.»
Christopher protesta e io scoppio a ridere. Come si fa a non adorare un ragazzo che, per farti stare serena, minaccia di prendere a pugni il fratello che ama più di sé stesso?
«Siete così diversi! Sicuri di essere gemelli?»
Li osservo attentamente.
Christopher è alto quasi un metro e novanta, spalle larghe e fisico snello ma tonico. Ha braccia forti e solide, gambe lunghe e delineate da anni di tennis, così come mi ha raccontato Liam. Ha i capelli neri con straordinari riflessi rossi che si incendiano sotto il sole e che gli arrivano alla base della nuca in morbide ciocche ondulate. Ha un naso delicato che sembra perfetto per il suo viso, la bocca è ben disegnata, morbida. Ma tutti gli sguardi sono inevitabilmente calamitati dai suoi occhi, enormi laghi verdi evidenziati da ciglia nere e lunghe. E’ bello, indiscutibilmente.
Ma Liam, Dio, lui è la fine del mondo. Alto quanto il fratello, braccia e petto muscolosi, con diversi tatuaggi tribali e alcune scritte in lingue che nemmeno sapevo esistessero. Capelli castano chiaro, anche lui con riflessi rossi, ricci e un po’ lunghi così da renderlo selvaggio e terribilmente sexy. Ha un naso leggermente a patata, labbra piene e una fila di denti regolari e bianchissimi. I suoi occhi sono quanto di più bello abbia mai visto, di un blu così intenso da levarti il fiato.
Questi due uomini messi vicino sono capaci di renderti le ossa molli come budino e di spegnerti il cervello per farlo concentrare solo su pensieri ad alto tasso erotico.
Liam posa la mano sulla spalla del fratello che gli sorride.
«Siamo gemelli ma io sono il più saggio, a lui lascio il podio del più bello.»
Come si sbaglia!
Sto sorridendo, molto probabilmente come un’ebete ma quei due insieme, così diversi e così complementari, sfiorano la perfezione. La saggezza e la sconsideratezza, la calma e l’impulsività, la dolcezza e l’arroganza.
Christopher se ne va subito lasciandomi sola con Liam che mi fa compagnia per tutto il pomeriggio. Verso sera torno a casa felice, con addosso un meraviglioso senso di leggerezza e un sorriso euforico stampato sul viso. Faccio una doccia, indosso canottiera e pantaloncini e mi infilo a letto.
Ripenso al pomeriggio appena trascorso, all’impatto che le parole di Christopher hanno avuto su di me e mi rimprovero per non aver pensato che stesse mentendo.
L’insicurezza ha avuto la meglio sulla ragione ma soprattutto, e questa è la cosa che mi dispiace di più, su una delle poche certezze che ho in questo momento. Sono sicura che Liam provi qualcosa per me, qualcosa di innocente che riesce ad arrivarmi attraverso i gesti e le parole più semplici.
Ho lasciato che un perfetto sconosciuto spazzasse via questa mia convinzione in un attimo.
Non voglio essere una persona volubile, soprattutto quando ho tra le mani un sentimento così prezioso. Tuttavia mi rendo conto che, per tutta la vita, mi sono dovuta confrontare solo con emozioni negative o violente che hanno certamente impedito alla mia sicurezza di mettere radici profonde. Sbuffo e mi giro su un fianco. Chiudo gli occhi e per un momento mi perdo in due laghi di montagna che mi fanno accelerare il battito del cuore. Christopher è un perfetto cretino, l’antitesi del fratello, ma non posso negare che abbia un’aura affascinante, che le sue movenze e anche alcune espressioni siano in grado di calamitare l’attenzione di una donna.
Sbuffo di nuovo, irritata dai miei pensieri, e afferro al volo il cellulare per ringraziare ancora Liam di avermi invitata. Il cuore pulsante che ricevo in risposta riempie il mio di gioia.

2 commenti:

  1. Cercherò di fare una recensione senza spoiler, nel rispetto di chi vorrà leggere questo romanzo. Sono una persona che legge molto, moltissimo, soprattutto esordienti, perchè credo vada data loro una possibilità. Questa scrittrice esordiente, di esordiente, non ha nulla. Il libro, nonostante sia scritto al presente, non affatica la lettura ma anzi, alimenta la fame di concluderlo. Editing impeccabile e nessun errore di sintassi , cosa assai difficile per una scrittrice alle prime armi. La storia appassiona fin dalle prime righe, Christopher è la metà della mela di tutte noi. Un libro scritto con il cuore e dal cuore.
    Consigliatissimo a chiunque voglia sognare.

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    1. Ciao Elisa, leggendo la tua opinione mi viene ancora più voglia di leggerlo!! Mi piacerebbe sapere cosa pensi anche di altre scrittrici autopubblicate!! Quando vuoi unirti come lettrice al nostro blog, siamo felici di accoglierti e di sapere i tuoi pareri!! Ciao
      *Dana*

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