martedì 19 settembre 2017

Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi, I Figli di Danu

Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi
I Figli di Danu
Ciao a tutti e bentornati su Codex Ludus, siamo nella nostra rubrica Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi, in collaborazione con Dark Zone... oggi intervistiamo Melissa Pratelli, autrice di "I Figli di Danu"
Che l'intervista abbia inizio!
1. Dove è ambientato il tuo romanzo? Perché lo hai scelto?
Il romanzo è ambientato in Scozia, in particolare in un piccolo paesino chiamato Killin, situato nell’area dei monti Grampiani, nelle Highlands centrali. Ho scelto l’ambientazione scozzese perché adoro la Scozia e le sue tradizioni, i miti e le leggende celtiche. L’intera trama si basa proprio sulla mitologia celtica, perciò non avrei potuto scegliere un’ambientazione differente. Il paesino sperduto tra i boschi l’ho scelto per necessità di trama, ma non posso svelare di più altrimenti rischio di fare spoiler!

2. Da cosa è ispirata l’ambientazione? 
Come dicevo, è ispirata dalla mitologia celtica. La storia della protagonista è strettamente connessa con le divinità celebrate dalle popolazioni che abitavano la Scozia nei tempi antichi. Per i temi trattati mi serviva un luogo ricco di tradizioni, un luogo “magico”, immerso nella natura.

3. Hai mai pensato di scriverlo in un altro tempo o luogo arrivando a cambiare genere al tuo romanzo? 
Onestamente no. Cambiare luogo avrebbe significato cambiare di molto la trama o inserirla in un contesto che non le appartiene. Per quanto riguarda il tempo, forse avrei potuto ambientarlo nel passato o anche nel futuro senza sconvolgere di troppo la trama, ma in verità non ci ho mai pensato.

4. Riesci ad immaginare la tua storia nel passato?
Nel passato sì, posso immaginarla, anche perché la storia presente dei personaggi è legata a eventi accaduti in un lontano passato.

5. Riesci ad immaginare la tua storia nel futuro?
Immaginarla nel futuro mi riesce molto difficile, invece. Non sarebbe impossibile, ma la preferisco nel presente.

6. Tre posti in cui vorresti ambientare i tuoi prossimi libri?
In cantiere ho già diversi progetti di cui uno è ambientato a Torino; gli altri invece sono ambientati negli Stati Uniti a San Diego, Los Angeles e Fortville.

Ora invece arrivano gli estratti dal romanzo non mi resta che augurarvi:
BUONA LETTURA!!!

- Dopo aver camminato per una ventina di minuti lungo un sentiero di campagna, arrivammo in città. 
Killin si presentava come un villaggio molto carino e raccolto, dal tipico sapore tradizionale. Sorgeva lungo il corso del fiume Dochart e, passeggiando per il paese, era persino possibile ammirare le piccole cascate che il fiume formava costeggiando la cittadina. La piazza principale era quadrata e non molto ampia e su di essa si affacciavano diversi ristorantini, caffetterie e pub. 
Per strada notai alcuni uomini vestiti con il kilt. Mi fermai a osservarne uno, affascinata dall’abito tradizionale scozzese e dai colori del tartan…


- Ci ritrovammo in un atrio con soffitto a volta e pavimento di marmo; sulla destra c’era un bancone di legno massiccio dietro al quale si apriva una porta, di legno anch’essa, lavorata in un motivo floreale. Sembrava la reception di un albergo di lusso, ma avrei dovuto aspettarmelo visto come si presentava la scuola dall’esterno. Stando impalata davanti al cancello avevo esaminato la costruzione nei minimi particolari: le pietre massicce ed eleganti che costituivano l’edificio, le vetrate ampie, le statue ornamentali, le decorazioni intagliate nella pietra e l’intarsio complicato del portone. Doveva essere un patrimonio storico e artistico, un vero castello rimesso a nuovo e modernizzato per scopo educativo. Passammo il corridoio che si allontanava dall’ingresso e svoltammo a sinistra, dove si apriva un atrio scuro. Attraversando una porta di legno lavorato, come quella che avevo visto all’entrata, arrivammo in una sala circolare piena di divani e poltrone dall’aspetto comodissimo. Da un lato della sala c’era un tavolo rettangolare e, dietro di esso, una libreria appoggiata al muro. Non potei trattenermi dal sospirare uno «wow» al quale il signore baffuto rispose con un sorriso. Mi guidò verso una scala di legno che percorremmo fino al terzo piano dove, lungo un altro corridoio, ricoperto di legno lucido, erano situate quelle che presumevo fossero le stanze degli studenti.

- Uscii dal portone e corsi ancora, verso la recinzione, decisa a inoltrarmi nella foresta. C’era una piccola breccia che avevo notato più volte, mi ci infilai e abbandonai il perimetro della St. George, senza mai smettere di correre. Mi fermai e mi guardai intorno in attesa di qualcosa. Passarono minuti che sembrarono ore e, quando nulla di strano accadde, non potei fare a meno di sentirmi un po’ sollevata. Mi buttai a terra e abbracciai le gambe, tirandomele al petto.
Non avevo il coraggio di rivedere gli altri, i loro sguardi mi spaventavano, la delusione che vi avrei letto dentro mi terrorizzava ancora di più. Non sapevo cosa fare o come reagire a quella situazione. Ero persa. 
Cominciai a camminare in linea retta sperando di raggiungere, prima o poi, il limitare del bosco, anche se non sapevo bene in quale direzione stessi andando. Sopra la mia testa, gli uccelli notturni cantavano e dall’erba ai miei piedi provenivano strani fruscii.

Allora cosa ne pensate del libro di Melissa? Lo acquisterete? Fatecelo sapere con un commento. Ora devo proprio salutarvi...
Ciao e alla prossima!

*ENRICO*

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