venerdì 20 aprile 2018

Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi, L'Intervista Tripla Colpisce Ancora

Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi
L'Intervista Tripla Colpisce Ancora

Ciao a tutti e bentornati su Codex Ludus con Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi... facciamo un post continuato ed ininterrotto? No, oggi parliamo di qualcosa di nuovo: tre nuovi autori con tre nuovi romanzi, che con i tre di ieri formano le munizioni del bel revolver in mano a Dark Zone in questo Aprile. Ma chi intervisteremo oggi? Liliana Marchesi con "Lacrime di Cera", Giuseppe Calzi con "Mai più senza" e infine Daniela Ruggero con "Nectunia", e soprattutto dopo l'intervista potremo leggere degli estratti dai loro libri.
Quindi che le domande abbiano inizio!

Dove è ambientato il tuo romanzo? Perché lo hai scelto?

L.M.: Lacrime di Cera è ambientato nella fredda Russia. A dire il vero non sempre riesco a dare una spiegazione sensate alle decisioni che prendo riguardo alle ambientazioni dei miei romanzi. Diciamo che mi lascio trasportare dall’ispirazione. Chiudo gli occhi e ascolto cosa mi suggerisce il cuore.


G.C.: Mai più senza è ambientato nel Delaware, stato affacciato sulla costa atlantica degli Stati Uniti d’America.  Il fascino che quei posti esercitano su di me è davvero forte e un giorno vorrei poterli visitare di persona. Ecco il motivo per il quale ho deciso di documentarmi a fondo e ambientare proprio lì il mio romanzo.


D.R.: Nectunia è ambientato in un futuro lontano e non auspicabile. Sono due gli ambienti, perché due sono i mondi di cui si parla. Uno è l’Europa e l’altra è il mar mediterraneo. L’ho scelto perché sento che mi appartengono.


Da cosa è ispirata l’ambientazione? 


L.M.: La storia di Camille, almeno il principio, vista da lontano potrebbe sembrare una sorta di riproduzione futuristica di una vita in stile “Anna Karenina”. Balli, abiti sontuosi, palazzi lussuosi, intrighi amorosi. Ovviamente è molto più di questo. Ma guardare il bellissimo film con Keira Knightley, oltre alle ricerche del caso che svolgo sempre meticolosamente prima di iniziare la stesura di un romanzo, mi è stato di ispirazione.


G.C.: Il romanzo ha una collocazione temporale a cavallo tra l’autunno e la fine dell’inverno e le caratteristiche climatiche e ambientali del Delaware in quel periodo dell’anno si sposano alla perfezione con le sensazioni evocate dal testo e dall’analisi introspettiva del protagonista, Gregory Leali.


D.R.: Volevo contrapporre acqua e terra per dare spazio agli opposti.



Hai mai pensato di scriverlo in un altro tempo o luogo arrivando a cambiare genere al tuo romanzo? (es. ambientazione fantastica, fantascientifica, immaginaria, in un mondo distopico, in quello attuale, ecc)


L.M.: Quando inizio a scrivere un romanzo mi lascio trasportare dalle emozioni dei personaggi. Lascio che siano loro a guidare la mia penna, quindi una volta terminato mi risulterebbe difficile proiettare ciò che ho scritto in una dimensione differente. Meglio dedicarsi a un progetto nuovo.


G.C.: Nelle mie valutazioni iniziali e durante la stesura sono rimasto sempre fedele alla struttura temporale e geografica che mi ero costruito a priori. Il genere che preferisco trattare è l’horror (o thriller psicologico), anche se in un futuro non mi dispiacerebbe provare nuove vie, magari dedicando qualche prova al fantasy. Non è il caso comunque di Mai più senza.


D.R.: No, Nectunia è nato in questo ambiente, è la sua pelle e non potrei cambiarla.


Riesci ad immaginare la tua storia nel passato?

L.M.: Rispondo a questa domanda, ma anche alla successiva, dicendo che considero “Lacrime di Cera” una sorta di ponte fra passato e futuro. Essendo ambientato in un futuro in cui sono state riportate in auge le usanze del passato, la linea di demarcazione fra questi due tempi è davvero sottile.


G.C.: La storia di Mai più senza è collocata indietro di una manciata di anni rispetto alla data odierna. Per il tema trattato, rivedendo in modo opportuno la struttura, il romanzo può essere collocato anche in un passato più lontano.


D.R.: No perché la tecnologia cui si fa riferimento sarebbe fuori dal tempo.



Riesci ad immaginare la tua storia nel futuro?


G.C.: Credo di sì, per le stesse motivazioni per le quali potrebbe essere collocato nel passato.


D.R.: Lo è.


Codex Ludus: Povera domanda sul futuro così bistrattata... 


Tre posti in cui vorresti ambientare i tuoi prossimi libri?


L.M.: Beh, posso tranquillamente dirvi dove sono ambientati i miei prossimi due romanzi, dato che ci sto lavorando già. “E17” è ambientato nell’Area 51, ma non pensate ad alieni o cose simili, si tratta di una cosa ancora peggiore. Mentre “L’Abisso di Anime” è ambientato nei pressi del triangolo delle Bermuda.

Dopo che avrò terminato la stesura di questi due romanzi, non so ancora dove mi porterà la mia penna. Ed è proprio questo il bello.

G.C.: Honduras, foresta della Mosquitia. Perché? Semplice, è il nuovo romanzo sul quale ho lavorato e che ho appena ultimato, in attesa di una revisione prima di poterlo proporre.
Highlands scozzesi. Sono posti che mi hanno sempre affascinato e che da bambino sognavo di poter visitare.
La Parigi di inizio ‘900. Deve essere stato un mondo affascinante e senza tempo.

D.R.: Un’isola 

La mia Torino ( e su questo sono recidiva)
In Irlanda


Ora, finita l'intervista, è il momento della lettura. Leggeremo due piccoli estratti del romanzo Lacrime di Cera di Liliana Marchesi.
I
Come giganteschi scheletri di ferro, le strutture degli edifici in disfacimento giacevano al suolo in un groviglio di macerie. E al cospetto di tanta distruzione mi fu quasi impossibile credere che un tempo vi fossero palazzi di cristallo pieni di vita. Ora anche il sasso più piccolo portava su di sé l’ombra della morte.


II
Belli o brutti che fossero, vedere tutti quei luoghi così diversi dalle sontuose stanze accessibili ai Sovrani, mi aiutava a fingere di essere altrove.
Spesso immaginavo di essere in uno di quei «palazzi del centro» di cui mi aveva parlato mia madre, che a sua volta le erano stati descritti da sua madre grazie ai racconti tramandati dalla mia bisnonna Soraya. Palazzi altissimi, fatti tutti di vetro, dove al loro interno c’erano negozi, palestre, librerie, ristoranti e parrucchieri...
Ma la magia non durava mai a lungo. Prima di quanto avessi voluto, la mia dispettosa mente mi rammentava che non c’erano negozi dove acquistare abiti nuovi, ma servitrici che li cucivano appositamente per noi. Non vi erano librerie dove poter assaporare il profumo delle pagine intrise di storie d’amore, di guerra e di passione, perché tutti i libri erano andati perduti al tempo della rivolta. E non vi erano parrucchieri dove le fanciulle potessero andare a farsi belle prima di un appuntamento, perché...


Ora invece abbiamo la possibilità di vedere uno stralcio di Mai più senza di Giuseppe Calzi.
Greg superò la Arrington e tagliò poco più avanti in un vicolo costeggiato da basse costruzioni. Cinquecento metri più avanti, dove l’ultimo tratto di strada piegava verso destra, un cartello scolorito indicava l’ingresso di una proprietà pubblica che definire «parco» era forse un po’ eccessivo.
Si trattava di una zona verde, di dimensioni piuttosto importanti, lasciata quasi a se stessa dall’amministrazione di New Castle. Quel posto era nato quasi trent’anni prima da una palude che stava per essere trasformata in una discarica a cielo aperto. La buona volontà dei residenti della zona e le risorse di un piccolo gruppo di cittadini benestanti avevano permesso di dare alla città un luogo dove passare il tempo libero all’aria aperta.
Quella zona non aveva mai avuto un nome, ma per tutti era sempre stato «il Punto». Nessuno sapeva o ricordava chi per primo lo avesse chiamato a quel modo, ma poco importava, quello era «il Punto» per tutta la gente di New Castle.
Nell’ultimo decennio aveva perso parte del suo fascino e l’incuria del cartello ne era la testimonianza. Di recente, persino gli anziani di New Castle avevano perso l’abitudine di ritrovarsi al Punto, per una partita a carte o anche solo per chiacchierare. Il fascino del porto, dall’altra parte della cittadina, sembrava averla spuntata anche sul Punto. Nonostante ciò, rimaneva comunque un buon riferimento per l’intera comunità.
Greg conosceva bene i percorsi del Punto. Molto spesso aveva attraversato quella vegetazione assieme a Vince, prima che il ginocchio dell’amico subisse l’infortunio e la conseguente operazione. Ancora più indietro nel tempo, erano stati molteplici i pomeriggi passati sotto a quegli stessi alberi con il padre, quando il Punto era ancora una specie di novità per tutta New Castle.
Il sentiero principale era ampio, tanto da potervi passare tranquillamente con un’automobile e avere ancora un discreto margine da un lato e dall’altro rispetto alla vegetazione. Verso l’alto, le fronde degli alberi tendevano ad ammassarsi le une sopra le altre, in un abbraccio, quasi a disegnare un arco che di tanto in tanto si apriva mostrando il cielo.
In quel periodo dell’anno, nel cuore dell’autunno, al contrario, quelle sfumature magiche si dissolvevano. Sembrava piuttosto di ritrovarsi all’interno di una fiaba dalle tonalità scure e piuttosto cupe, qualcosa che poteva ricordare vagamente il bosco e le ambientazioni della fiaba di Hansel e Gretel.
Gregory oltrepassò lo spiazzo con il tavolo in legno intagliato, dove spesso, con la bella stagione, Donald Adler e un paio di altri arzilli ottantenni si incontravano per passare la maggior parte del loro tempo a imprecare e a maledire un logoro mazzo di carte. Gocce di resina rappresa punteggiavano la superficie irregolare. Di quelle se ne sarebbe occupato il vecchio Donald. Delle due panchine ai lati del tavolo, Greg ne notò una sola. Quasi sicuramente l’altra doveva essere stata portata via da Sammy Ebelfield, il figlio di uno degli inseparabili compagni di Donald Adler. Sammy avrebbe provveduto alle riparazioni del caso giusto in tempo per l’arrivo della primavera.
Greg si lasciò tutto ciò sulla destra, mentre sulla sinistra, attraverso la vegetazione che diventava via via più fitta, riusciva ancora a distinguere piccole porzioni dei caseggiati che davano sul vicolo dal quale era entrato nel Punto.
Il sentiero piegò a destra. Poco più avanti andava restringendosi e sopra il passaggio i rami delle betulle e di giovani querce andavano abbracciandosi sempre più fittamente. Durante i periodi più caldi dell’anno il ricco e lussureggiante fogliame dava frescura e ristoro ai visitatori del Punto, ed era per quel motivo che vecchi e ragazzini conservavano ancora un minimo di interesse nel frequentare quel posto.

Per ultima resta la nostra terza autrice: Daniela Ruggero, leggeremo un pezzo del suo romanzo Nectunia.
Nicolas si alza dalla sedia, si avvicina al pannello oscurante e clicca il comando di apertura. Con un rumore quasi impercettibile il metallo si sposta e scopre il vetro armato che avvolge la struttura di Nectunia. Il blu profondo dell'oceano è stupefacente, le alghe si alternano in una danza di vita sfiorate dai pesci di ogni razza e colore, posso scorgere ogni bellezza e so che è stato l'uomo a ricreare ciò che l'uomo aveva distrutto. C'è ancora speranza, tutta questa perfetta armonia che mi circonda è stata creata dalla mente e dal lavoro di uomini che hanno dato se stessi per ripercorrere a ritroso la strada della creazione, della genesi di ogni cosa.
Mi avvicino a poggio la mano sul vetro. Un pesce si volta e i suoi occhi sembrano puntare su di me. Le sue squame arancioni e gialle si intersecano a formare un mosaico incantevole sul dorso. 
«È meraviglioso», mormoro sopraffatta da quel dipinto che si apre davanti a me inghiottendomi. 

Cosa ne pensate di questi nostri tre autori? Vi sono piaciuti? Anche oggi abbiamo avuto la fortuna di leggere tre parti di romanzo differenti... saremo riusciti a colmare i gusti di tutti? Io spero di si, e soprattutto ricordate di supportare gli autori emergenti, magari frequentando anche qualche fiera, so che Dark Zone è molto presente da questo punto di vista.
Ora devo proprio salutarvi.
Ciao e alla prossima!

*ENRICO*

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