Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi
“COME PIOGGIA SULLA PELLE”
(serie Calling You vol. 1)
Ciao a tutti e bentornati su Codex Ludus, ma soprattutto bentornati nella nostra rubrica Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi, in collaborazione con Dark Zone. Anche oggi avrete una nuova intervista! Con Jo Rebel! Dopo l'intervista troverete degli estratti tratti dal suo libro, e nel caso vi interessasse qui sotto trovate il link Amazon per acquistarlo! Buona lettura!
“Come pioggia sulla pelle” è ambientato per la maggior parte a Londra. Ho un legame particolare con questa città, personale, profondo. La conosco bene e sotto un certo punto di vista fa parte di me.
2. Da cosa è ispirata l’ambientazione?
Dal mio amore per la “city”… e anche dal fatto che mi sembrava un luogo perfetto per fare da sfondo a una storia d’amore tra un giovane attore osannato da mezzo mondo e una donna “normale”.
3. Hai mai pensato di scriverlo in un altro tempo o luogo arrivando a cambiare genere al tuo romanzo? (es. ambientazione fantastica, fantascientifica, immaginaria, in un mondo distopico, in quello attuale, ecc)
No, avrebbe stravolto la storia.
4. Riesci a immaginare la tua storia nel passato?
Sì, Lila come Miss Rossella e Patrick come Rhett Butler, cambierebbe completamente la trama di “Via col Vento” e sarebbe divertente ;-)
5. Riesci a immaginare la tua storia nel futuro?
No, le uniche storie che riesco a immaginare nel futuro hanno uno sfondo distopico..
6. Tre posti in cui vorresti ambientare i tuoi prossimi libri?
Il mio prossimo libro sarà ambientato a New York, quello dopo ancora in una cittadina dell’Oregon… Mi manca il terzo, fammi pensare… Mmm… Potrei tornare in Italia, con i vampiri, e allora sarebbe Venezia, oppure continuare con il romance, in quel caso magari Parigi, o Barcellona… In ogni caso cerco sempre di ambientare i miei libri in posti e città che conosco bene, per rendere più veritiera la storia.
E ora come promesso è arrivato il momento degli estratti!
PRIMO ESTRATTO
Quando tornai in strada, mi resi conto che era calata la sera e l’aria si era fatta più fredda. Perciò mi strinsi nel cappotto e mi diressi verso la stazione della metro di Bond Street. Ricordavo che lì vicino c’era un locale Starbucks dove avrei potuto prendere un caffè lungo da asporto, da sorseggiare camminando.
Un occhio all’orologio: le sei, avevo tempo.
Il caffè era bollente e mi scaldò anche le mani. Mentre assaporavo con calma la mia bevanda nera e fumante, decisi di prendere la metropolitana – la famosa Tube - in direzione Piccadilly Circus.
Poche stazioni e arrivai al centro di Piccadilly. Mi fermai con il naso all’insù, a osservare i grandi e potenti schermi colorati che riflettevano vari marchi pubblicitari e immagini fatte di ipnotizzanti giochi di luce. Restai imbambolata qualche istante, poi ricominciai a camminare, questa volta senza una meta precisa.
Tutto intorno era un susseguirsi di teatri che in cartellone riportavano i titoli più svariati, dai musical moderni ai classici della grande prosa internazionale. Camminai per più di un’ora avanti e indietro, inoltrandomi nelle strade laterali, passando per Chinatown, oltre Leicester Square, e poi ancora, verso il cuore di Soho.
SECONDO ESTRATTO
«Dove mi stai portando, Pat?»
Lui sorrise, senza smettere di guardare la strada.
«A conoscere la mia vita, Lila. Ti sto portando a conoscere i miei ricordi.»
«Ci stiamo allontanando dal centro di Londra. Dove siamo diretti?» domandai ancora, curiosa, e tentando così di raccogliere qualche informazione in più.
«Sono nato nel quartiere di Belgravia ma la mia adolescenza l’ho passata oltre il Tamigi, nel distretto di Barnes. La nostra prima tappa è lì.»
Accendemmo entrambi una sigaretta tirando giù un poco i finestrini per far passare aria pulita. Tra di noi calò un nuovo silenzio, ma nessuno dei due parve preoccuparsene. James Taylor costruì la colonna sonora del nostro viaggio, e una lunga raccolta di brani country rock fece da sottofondo ai nostri pensieri. Io tentavo con forza di concentrarmi sulle immagini che mi passavano davanti: la frenetica vita di Londra che scorreva normalmente. Facce e corpi che si incrociavano, senza badare gli uni agli altri, in un’affascinante routine tipica di ogni grande metropoli. La mente però non riusciva a seguire ciò che gli occhi guardavano.
Non potevo smettere di pensare a Patrick e alle mille domande che accompagnavano quel pensiero. Com’era la sua giornata tipo? Quali erano i suoi veri amici? Quali le sue passioni, oltre la musica e la recitazione? Quali libri aveva letto? Dove viveva? Che passato aveva? Chi era veramente?
Qualcosa stavo per scoprirlo, ma parecchi punti interrogativi sarebbero rimasti senza risposta per un po’, almeno fino al momento in cui non avessi trovato il coraggio di formulare quelle domande a voce alta.
TERZO ESTRATTO
Non dovetti chiedergli dove ci trovassimo, il cartello posto di fronte a noi, all’inizio della struttura, lo dichiarava a chiare lettere: Hammersmith Bridge. Costruito in ferro - o almeno così sembrava a prima vista - era interamente dipinto di un avvolgente verde scuro, reso ancor più vivo dal rosso porpora del grande pub che si trovava appena prima dell’inizio del ponte. A dare il benvenuto a chi stava per attraversarlo c’erano dei particolari fregi architettonici di un color bronzo-dorato.
Per qualche istante restammo entrambi con lo sguardo fisso sulle gettate del ponte. A un certo punto Patrick si girò e fece scivolare una mano sopra la mia, cominciando a giocare con le dita.
«Non hai idea di quante volte io abbia attraversato questo ponte nella mia vita» disse tranquillo. «Vedi…» e con un dito indicò le case che si trovavano dalla parte opposta del Tamigi. «Quello è Barnes.»
Restai impalata, a fissare la riva opposta, oltre il Tamigi.
«Diciamo che per tutti quelli che sono cresciuti qui, questo piccolo ponte è un po’ speciale» aggiunse.
Lo fissai ancora, inclinando la testa verso destra. Io non lo vedevo per niente piccolo ma, in effetti, poteva esserlo se messo a paragone con il più famoso e centrale Tower Bridge.
«E comunque sei davanti a un pezzo di storia. Questo è stato il primo ponte sospeso di Londra, costruito agli inizi del 1800. E l’attuale struttura decorativa, che risale invece alla fine dell’Ottocento e che ti ha colpita tanto, si deve a un certo Sir Joseph Bazalgette. O almeno così mi pare di ricordare.»
Mi voltai a guardarlo e mi resi conto che era nella mia stessa posizione, con la testa reclinata a destra, intento a darmi la mia prima lezione poco turistica, e al contempo a fissare lo stesso spettacolo che stavo osservando io.
Allora che ne pensate? Vi ispira? Nel caso vi piaccia, ricordate di acquistarlo così aiuterete gli autori emergenti!
Anche per questa volta è tutto e siamo costretti a salutarvi.
Ciao e alla prossima!
"ENRICO & DANA"
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