giovedì 16 marzo 2017

Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi, Il segno della tempesta

Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi
Il segno della tempesta
Ciao a tutti e bentornati su Codex Ludus, una settimana di assenza qui sul blog, gli impegni lavorativi hanno rallentato un po' la scrittura dei post, ma oggi torniamo con la carica: torna Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi.
Oggi Dark Zone ci propone per la nostra giornata con l'autore Francesca Noto che ci parlera del suo nuovo romanzo Il segno della tempesta, ma prima la nostra consueta intervista!


Ricordate il link Amazon per l'acquisto!

1. Dove è ambientato il tuo romanzo? Perché lo hai scelto?
Tra l’Italia (Roma, la mia città) e – soprattutto – la Florida, in particolare la zona delle Everglades e di Ocala. Sono luoghi, questi, a cui sono particolarmente affezionata, e l’idea alla base de “Il segno della tempesta” è nata proprio lì, tra le mangrovie delle Everglades e i ranch di Ocala e Silver Springs, dopo un viaggio del lontano 1999.

2. Da cosa è ispirata l’ambientazione?
Sono state le mie passioni a ispirarla: mitologia nordica, viaggi, cavalli, e un mio personaggio di un gioco di ruolo che mi ha accompagnato per tutta l’adolescenza e che è diventato il mio protagonista maschile, Sven.

3. Hai mai pensato di scriverlo in un altro tempo o luogo arrivando a cambiare genere al tuo romanzo? (es. ambientazione fantastica, fantascientifica, immaginaria, in un mondo distopico, in quello attuale, ecc.)
In verità, è la prima volta che mi ci fate pensare... ma penso che funzionerebbe bene sia in chiave di fantasy classico, sia in chiave distopica!

4. Riesci ad immaginare la tua storia nel passato?
In effetti, sì. Ed essendoci dei rimandi alla storia passata, credo che non mi sarebbe difficile riuscire a pensarla in un’epoca precedente alla nostra.

5. Riesci ad immaginare la tua storia nel futuro?
Parecchio più difficile. Diciamo che riesco a immaginarne... le conseguenze vent’anni dopo. È di fatto ciò che sto scrivendo adesso, un sequel standalone che, se tutto va bene, vedrà la luce a ottobre.

6. Tre posti in cui vorresti ambientare i tuoi prossimi libri?
Un mondo fantastico alternativo (e di fatto lo sto facendo!); un universo distopico; una cittadina americana degli anni ’80 (rivoglio le atmosfere di E.T.!).

Ringraziamo l'autrice, Francesca, per l'intervista... ma soprattutto dobbiamo dirle grazie per gli estratti dal suo romanzo. Ah le ambientazioni! 

Lea uscì dal taxi che l’aveva portata a Miami Beach, nella luce piena e calda di mezzogiorno, e le sembrò di trovarsi sul set di qualche film. Adesso le sembrava di saperlo con certezza: chiunque o qualunque cosa l’avesse chiamata lì, lei aveva risposto. Era arrivata nel luogo giusto. Quello che avrebbe dato la risposta alle domande che si poneva in una lingua sconosciuta.
Per un po’, non poté far altro che guardare. Poi entrò in albergo per sistemarsi. Ma non disfece i bagagli, e non cercò di vedere il mare dalla grande finestra, né si cambiò per uscire.
Stordita dall’incredibile atmosfera di attesa che la circondava, si abbandonò sul grande letto e si addormentò così come stava, con gli abiti pesanti, distesa sulla schiena, a braccia aperte come in un gesto di resa di fronte a tutto ciò che ancora non capiva.
(Il segno della tempesta, Cap. 8)

L’isolotto di terraferma dopo il ponte di legno della passeggiata era coperto da un fitto d’alberi ed erba alta. L’acqua del Kissimmee sciabordava piano da qualche parte lì intorno. Lea posò con cautela un piede a terra, scendendo dalla passerella di legno, quasi aspettandosi di sentirselo risucchiare dal fango. Ma il terreno era asciutto e duro, sotto la suola della scarpa da ginnastica. Avanzò di qualche passo ancora, mentre i colori del tramonto allungavano le ombre degli alberi e l’oscurità si annodava già tra i tronchi, formando angoli ciechi in lontananza. L’erba alta le frusciò intorno alle caviglie, accarezzandole la stoffa dei jeans.
«Sembra di essere fuori dal mondo», ammise, voltandosi verso Sven, che la seguiva a qualche metro di distanza, perso a osservare la sagoma scura di un’anhinga, appollaiata con le ali ripiegate su un isolotto distante da quello dove si trovavano loro, affiorante in lontananza tra le mangrovie scure. «E forse dovremmo tornare, adesso. Sta facendo scuro».
(Il segno della tempesta, cap. 17)

Fermò la Dodge nello spiazzo sterrato di fronte al casale. Non c’era nulla di abbandonato. Sven smontò dall’auto e si guardò intorno con un sorriso pieno di curiosità e interesse. Sullo spiazzo c’erano soltanto un rimorchio per due cavalli e un pick-up bianco impolverato. Ma dal camino del cascinale usciva un filo di fumo grigio che si disperdeva nell’aria senza vento. C’erano cavalli nei paddock erbosi. Grandi cavalli europei, come annunciava l’insegna all’ingresso, che non sembrarono far caso ai due. C’era nell’aria l’odore inconfondibile del cuoio, del fieno e degli animali. Da dietro l’angolo della grande costruzione in pietra grigia si intravedevano una recinzione di legno e la sabbia di un campo prova, e da lì veniva il rumore attutito di zoccoli al trotto.
(Il segno della tempesta, Cap. 22)

Allora cosa ne dite? Volete conoscere qualcosa in più su Sven? Allora supportate un'autrice emergente!
Ora vi dobbiamo proprio salutare. Ciao e alla prossima!

*ENRICO & DANA*

Nessun commento:

Posta un commento