lunedì 27 novembre 2017

Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi, Cuore di Neve

Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi
Cuore di Neve
Ciao a tutti e bentornati su Codex Ludus! È arrivato il momento di Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi. Se siete nuovi sul blog dovete sapere che è una rubrica in cui intervistiamo un autore che gentilmente ci mette a disposizione anche degli estratti del suo romanzo, ovviamente si parla principalmente di ambientazioni... Oggi siamo qui con Debora Mayfair che ci parlerà di Cuore di Neve.

1. Dove è ambientato il tuo romanzo? Perché lo hai scelto?
Il mio romanzo è ambientato in parte in Italia, in parte a Parigi. Essendo italiana, speravo che ognuno immaginasse il luogo di partenza delle avventure presenti in questo romanzo come accanto alla propria casa. Mentre Parigi l’ho scelta perché adoro questa città!

2. Da cosa è ispirata l’ambientazione?
Dai posti che vivo tutti i giorni e dalle mie esperienze in prima persona.

3. Hai mai pensato di scriverlo in un altro tempo o luogo arrivando a cambiare genere al tuo romanzo? 
Partendo dall’ambientazione “ai giorni nostri”, ho pensato alle varie implicazioni causate dalle scelte prese dai personaggi. Nel corso della trilogia i luoghi cambieranno, così come l’atmosfera in cui sono immersi: nel terzo romanzo (ho quasi finito di scriverlo) si arriverà alla distopia e il mondo non sarà più quello che abbiamo imparato a conoscere.

4. Riesci ad immaginare la tua storia nel passato?
Certamente!

5. Riesci ad immaginare la tua storia nel futuro?
Anche :D

6. Tre posti in cui vorresti ambientare i tuoi prossimi libri?
Sono attirata da Copenaghen, da Amsterdam e da Barcellona… ci sto facendo un pensierino!

Mmm di poche parole la nostra Debora... forse dovremmo trovare delle nuove domande...

Prima di proseguire con gli estratti, possiamo ammirare qui sotto la copertina del suo libro, che ne dite?

I

Mi ritrovo in una camera familiare, piena di librerie, con al centro un divano Chesterfield sul quale è sprofondato Teo. Mi sembra… giovane, oltre che molto preoccupato. Provo ad avvicinarmi, gli poso la mano su una spalla mentre sta bevendo uno strano intruglio, non sembra accorgersi di niente. Lo guardo accigliata, ha legati al petto dei foderi contenenti alcuni pugnali, il tatuaggio della spada sulla sua schiena mi sembra curiosamente tridimensionale. Seguo il suo sguardo, sta fissando un enorme specchio appoggiato alla parete di fronte. Mi blocco. Se lo guardo sembra che la superficie rifletta delle immagini, come se fosse un gigantesco televisore. Mi avvicino ad accarezzarne soprappensiero la cornice decorata; quanto mi piacerebbe avere uno specchio così in casa mia. Improvvisamente al fianco di Teo compaiono due Shishi, i quali mi si avvicinano strusciandosi e facendomi le fusa come se fossero dei gattoni, li accarezzo prima di vederli prendere posto accanto al divano, credo che si troverebbero bene con Diana. Mi accorgo che puntano anche loro allo specchio. Riflessa ci sono io, nella stanza di una casa in riva al mare, ed è assurdo rendermi conto di saperlo perché l’odore di salsedine arriva fin qui. Sono seduta di fronte a uno specchio, vestita con un abito bianco dal corpetto di pizzo, mentre mia madre mi sta spazzolando i capelli.
«Sei sicura di quello che stai facendo, tesoro?» chiede Aurora alla Bianca nello specchio.
Di fianco a me, Teo si acciglia.
«Certo, mamma, che domande. In ogni caso è troppo tardi per farsi venire dei dubbi, manca meno di mezz’ora alla cerimonia. Le ghirlande sono già pronte.» La Bianca riflessa si volta ridendo, lanciandole un’occhiata divertita da dietro la spalla.
«Lo so, ma non riesco a credere che la mia bambina stia per sposare un Cacciatore. È strano, ecco.» Aurora sembra spaventata, le tremano le mani mentre sistema le lunghe onde ebano sulle spalle della figlia.

II

Mi tremano le mani. Do un’occhiata fuori dalla finestra, nel cielo spicca la luna piena ed è una serata limpida e calma. Potrei provare a dormire in piscina, spesso funziona.
Indosso il costume e mi avvio verso il giardino, passando come al solito dalla finestra. Sento però uno strano pizzicore sulla nuca, come se qualcuno mi stesse osservando. Mi guardo alle spalle e tutto è immobile, escluso uno strano movimento fra gli alberi, devono essere quei corvi che hanno fatto scappare i miei uccellini. Quegli animali sono pericolosi predatori per istinto, devo ricordarmi di tenerli d’occhio.
Mi tuffo e raggiungo la poltroncina gonfiabile al centro dello specchio d’acqua, mi ci siedo godendomi l’abbraccio della luna e il tepore della serata estiva, fino ad assopirmi poco per volta.
Sento che mi sto quasi addormentando, quando il rumore di un altro tuffo mi sveglia di soprassalto.
Björn!
Lo guardo avvicinarsi a nuoto, i capelli biondissimi gli ricadono bagnati sulla fronte. A volte mi chiedo se non sia tornato apposta per incasinarmi la mente e il cuore. Non è giusto sentirsi morire al pensiero di non vederlo più, pur sapendo che è solo questione di tempo: prima che possa accorgermene mi lascerà ancora, per scaldarsi nell’abbraccio di un’altra.
Faccio un respiro profondo, chiudendo gli occhi.
Ormai è lontano il tempo dei giochi, della complicità e della stessa anima divisa a metà, lo abbiamo seppellito crescendo.
Con un colpo della mano asciugo qualche lacrima scivolatami di soppiatto dagli occhi.
Quando mi raggiunge si appoggia con gli avambracci sulla poltroncina. Io mi rannicchio più che posso contro lo schienale gommoso per allontanarmi da lui.
«Cos’è, hai paura di me perché sono un lupo grande e grosso, mentre tu sei così piccolina?» Mi sussurra avvicinandosi, tanto che avverto un vago sentore di alcol.
 «Non sei poi così grosso, sei solo grande, e questa è una cosa che riesco a gestire. So anche che non lo fai apposta, sei solo un lupo dall’ubriachezza molesta che sta cedendo al brivido della caccia.»
«E tu saresti la mia preda, piccola Neve?» Mi fissa con il suo sguardo da predatore.
«Oh, no. Non sai nemmeno di cosa stai parlando.» Posso anche sembrare fragile e innocente, ma in realtà non lo sono.
Nessuno in fondo lo è.

III

Per quanto possa correre veloce non posso nascondermi per sempre.
Comunque non mi è piaciuto affatto il tono con cui mi ha zittita, mentre cercavo di spiegarmi.
«Volevi farmi impazzire?» mi ha chiesto. «Beh, ci sei riuscita!»
Non mi è piaciuto nemmeno il modo in cui mi ha strattonata fino a farmi entrare in auto.
Non mi piace neanche il fatto di essere chiusa in casa mia, senza telefono. Persino le finestre sono chiuse a chiave.
Dai, sinceramente… siamo arrivati all’assurdo. Nemmeno immaginavo che esistessero delle finestre provviste di chiave e serratura.
Che cosa diceva Donatello?
«Respira, Bianca. La senti questa brezza che ti circonda? Si chiama aria: respirala, è tua amica.»
Quanto vorrei tornare in terapia da Donatello, mi manca. Non potevo dirgli tutto, ma almeno mi faceva ridere.
Purtroppo non posso, Teo dice che è troppo pericoloso e devo imparare a gestire da sola le mie crisi di ansia. E poi, per citare le sue parole: «Di cosa ti preoccupi? Ci penso io a te.»
Ci pensa lui ad aggiustarmi, come sempre. Non vuole altro che sia la sua bambolina perfetta.
Non credo possa accettare di amare quella che sono diventata, forse preferiva una versione precedente di me. Oppure una che non è mai esistita, ed è troppo testardo per ammetterlo perfino con se stesso.
Aurora mi aveva avvisata, mi aveva detto che i Cacciatori non sono in grado di provare emozioni come le nostre, ma non le ho creduto.
È troppo chiedere che qualcuno mi ami così come sono? Davvero sono così orribile?
Perché, Diario, ti ricordo che sono rinchiusa. A chiave. In casa mia.
In pratica ha firmato la fine del nostro rapporto quando si è chiuso a chiave la porta dietro le spalle.


Cosa ne pensate allora? Vi piace? Noi stiamo collaborando con Dark Zone proprio per favorire gli autori indipendenti, se vi piace, fateci un pensiero, sicuramente aiuterete Debora per i suoi futuri progetti.
Ora devo proprio salutarvi.
Ciao e alla prossima!

*ENRICO*

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