martedì 5 maggio 2020

LUOGHI DA SOGNO & AMBIENTI ROMANZESCHI - HIC ET NUNC & NEXIUM

LUOGHI DA SOGNO & AMBIENTI ROMANZESCHI 

 HIC ET NUNC & NEXIUM






Ciao a tutti,
lunga questa quarantena eh? Codex Ludus oggi ritorna con una nuova tappa in collaborazione con Dark Zone dedicata alle ambientazioni.
In questa puntata  ritornano ospiti del blog sono Daniela Ruggero e Daniel Di Benedetto per presentare i loro romanzi e raccontarci qualcosa di più sui luoghi che li hanno ispirati.
Partiamo subito con l'intervista, ma non dimenticatevi di rimanere sul blog per gli estratti che ci hanno gentilmente donato.




1.   Dove è ambientato il tuo romanzo? Perché lo hai scelto?
Daniela Ruggero: Nexium è ambientato negli abissi del mar mediterraneo nella prima parte e in Europa. 
Daniel Di Benedetto: Innanzitutto ciao a tutti ^_^ In questo caso non si tratta di un romanzo, bensì di una raccolta di tredici racconti abbastanza eterogenei tra loro, ambientati nel 90% dei casi “Qui e Ora”, se mi si passa l'autocitazione... A me piace parlare di quello che conosco, intendo dire che sono ancorato al mondo reale. Le descrizioni dei paesaggi, le emozioni, gli stessi dialoghi presenti nei racconti tendono a essere quanto più coerenti e attinenti a quello che viviamo giornalmente.  Pertanto l'ambientazione non può essere diversa da qualcosa di reale, quantomeno verosimile. La scelta è dettata quindi in maniera naturale proprio dai fattori che ho descritto poco fa.

2.   Da cosa è ispirata l’ambientazione?

D.R.:L’Europa come culla della civiltà, luogo di rinascita e radici di vita accoglie la capitale dell’Arca Nexium. Nectunia è adagiata sul fondo del mare. Amo il mare e ho voluto dargli in un romanzo il posto principe che ha nel mio cuore. Ho scelto il nostro continente in quanto spesso le ambientazioni sono americane; volevo distinguermi.
D.D.B.: Come tentavo di spiegare poco fa, ci sono diversi racconti, ognuno con un'ambientazione differente. Tutte però legate da un filo conduttore, overo la coerenza con qualcosa di reale, di verosimile. Parto in genere da un'immagine e intorno provo a costruirci una storia, con i suoi personaggi e un'ambientazione che possa accogliere tutti questi ingredienti e anzi li amalgami in maniera corretta (a furia di stare in quarantena mi rendo conto di parlre spesso di cibo... portate pazienza...)


3.   Hai mai pensato di scriverlo in un altro tempo o luogo arrivando a cambiare genere al tuo romanzo? (es. ambientazione fantastica, fantascientifica, immaginaria, in un mondo distopico, in quello attuale, ecc)

D.R.:In tutta onestà No.
D.D.B.:Io e il fantastico abbiamo un rapporto di amore/odio, lo ammetto. Col tempo, grazie alla Dark Zone e ai miei fantastici compagni di viaggio e di avventura, ho smussato un po' la mia idiosincrasia di base verso il genere fantasy. Detto questo però, credo di non avere la capacità di poter essere credibile raccontando una storia con un'ambientazione fantastica o totalmente immaginaria.


4.   Riesci ad immaginare la tua storia nel passato?

D.R.: Forse un prequel, ma non ciò che è stato scritto.
D.D.B.: Spesso nei miei racconti ci sono dei flashback che riportano i personaggi a pensare a quello che hanno vissuto, a raccontare il loro passato. Questo è un escamotage che utilizzo per scandagliare la loro complessità dal punto di vista psicologico, come volessi giustificare, sia nel bene che eventualmente nel male, il perché dei loro comportamenti.

5.   Riesci ad immaginare la tua storia nel futuro?

D.R: È ambientata nel futuro.
D.D.B.: Torno a ripetermi, se per futuro pensiamo a robot cyborg stile Terminator oppure mondi fantastici o post apocalittici, la risposta è purtroppo no, non credo di essere in grado di creare in maniera coerente un mondo totalmente fantastico.

6.   Tre posti in cui vorresti ambientare i tuoi prossimi libri?

D.R.:
-         Russia
-         Messico
-         In un pianeta nuovo
D.D.B.: Dopo questa pandemia, sarà interessante vedere e capire come cambieranno le persone... ecco, mi immagino storie tra le corsie di un supermercato... Oppure in stazioni o aeroporti... e per ultimo, dato che ho sempre scritto di posti (anche senza nominarli direttamente) vicino casa, non vedrei male un'ambientazione esotica... chissà!


Dopo l'intervista come sempre arrivano gli estratti: siete pronti ad immergervi nei luoghi dei loro racconti?





Osservo il cielo di Nexium dalla finestra della mia stanza, il crepuscolo regala colori cangianti e i primi droni si accendono come stelle del firmamento. Rimango ferma a osservare il mutamento che mi ha da sempre affascinata o almeno credo. Ricordo di aver vissuto questo momento almeno in cento vite tanta è l’intensità. I ricordi della mia infanzia e dei momenti gioiosi si susseguono nella mente creando una sensazione di benessere. Da quando sono stata selezionata dalla macchina DNA per frequentare la scuola di formazione che mi ha condotta a essere ciò che sono ora, è la pienezza che ha scandito i miei giorni. Chi erano i miei genitori ?



Nime avanza e si dirige verso i pannelli che coprono le finestre, ne apre un paio in sequenza fin quando ogni parte della struttura che ci protegge è esposta. Il mare tutt’intorno sembra spingere contro di noi, ogni sorta di pesce mostruoso nuota puntando nella nostra direzione. Sposto lo sguardo notando le alghe scure che si innalzano feroci, posso sentirle attorcigliarsi alle caviglie e tenermi giù sul fondo. « Non trovate incredibile che esseri umani vivano nascosti adagiati sul fondo del mare ? » chiede Nime guardando all’esterno il manto oscuro che ci avviluppa. Poi, posa la mano sul vetro. « Intorno a noi solo acqua. Chi è nato a Nectunia mostra segni di agorafobia, attacchi di panico e isteria. Temono di essere schiacciati dallo spazio aperto. Non comprendono, eppure vivono immersi sott’acqua. »



Chiudo gli occhi, l’acqua ora si muove lenta accanto a me, provo a cancellare le paure, ma subito i pensieri si concentrano sui polmoni. Privata della vista, può accadere qualsiasi cosa e non potrei far altro che andare alla deriva. Morire. Spalanco gli occhi e come una sciocca apro la bocca, l’acqua mi soffoca.





Il sole in questa valle sembra andare in letargo. Dall'inizio di ottobre fino a marzo inoltrato le nuvole si alternano nel cielo seguendo cicli continui, spesso cercando nuove sfumature degne dei migliori pittori di tutti i tempi. Dal bianco panna al nero pece, ogni tonalità è protagonista a suo modo, con la partecipazione straordinaria di pioggia e neve. Le persone spesso rincorrono i loro pensieri alzando lo sguardo. Sembrano preoccupate che i repentini cambi d'umore dell'atmosfera possano rovinare tutto. Alex, invece, il cielo non lo guarda mai. Ha smesso tanto tempo fa di fornire facili alibi ai propri sentimenti permettendosi di giostrare a suo piacimento i progetti da portare a termine. Ha imparato suo malgrado a essere padrone di se stesso, assecondando e mettendo in pratica il più possibile le proprie peculiarità.

  





Un «buongiorno» stropicciato dal sonno rimane pur sempre un augurio di una buona giornata. Anche per chi come me fatica a distinguere il giorno dalla notte. Non ricordo con precisione l'ultima volta in cui il suono della sveglia sia stato foriero di una giornata se non buona, quantomeno decente. Fuori, le primissime luci dell'alba iniziano a sgomitare chiedendo spazio alle tenebre. Ammiro da sempre la capacità dell'aurora di rinascere ogni volta dalle proprie ceneri, reinventandosi in continuazione, senza lasciare strascichi di alcun tipo. Senza ricordi. Senza null'altro che l'ora e l'adesso. Hic et Nunc, dicevano i latini. Guardo la persiana lasciata aperta per metà e mi scopro terrorizzato dal buio. All'improvviso sono tornato a essere quel bambino che riusciva ad addormentarsi soltanto con il bagliore opaco di una lampada a forma di puffo. I  miei genitori mi permettevano di tenerla accesa in cambio di qualche ora di sonno tranquillo concessa loro.







Il suono delle campane, nel silenzio della notte, equivalse a una vera e propria sentenza senza possibilità di appello. Il vecchio campanile che le sorreggeva, in quella cittadina sulla costiera così uguale a tante altre, amplificò quel suono e lo disperse tra le vie dei borghi. Per chi non aveva familiarità col sonno ristoratore di pensieri e fatiche giornaliere, quello scoccare inesorabile e perpetuo non era un privilegio, bensì una vera e propria condanna senza appello. Carlo avrebbe fatto volentieri a meno di quel suono metallico e regolare, se soltanto fosse stato in grado di lasciarsi alle spalle una volta per tutte il mondo che lo circondava. Gli occhi sbarrati sul soffitto erano gli stessi che da mesi cercavano invano una soluzione. Una via di fuga, possibilmente duratura. Una notte in cui il sonno potesse arrivare senza bisogno di aiuti chimici in gocce o pasticche, e che lo riposasse davvero. Dormire. Senza la distrazione di sogni o incubi, peraltro niente più di due facce della stessa medaglia. Prese infine una decisione, Carlo. Ai suoi occhi non ebbe altra possibilità di scelta, del resto. E se ci fosse stata, si sentì ormai troppo stanco per provare a seguirla. Guardò sua moglie dormire accanto a lui nel letto, come ogni sera. Gli  apparve serena e forte. Sicuramente più forte di lui. Si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte, poggiando con delicatezza le proprie labbra sulla sua pelle fresca. Un sorriso appena accennato, come una tacita approvazione a quel contatto, lo atterrì per un istante brevissimo eppure infinito.



Anche per oggi il post è terminato, non dimenticatevi di seguirci sulla pagina Facebook e su Instagram.
Ciao ciao,
*Dana*

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