giovedì 14 luglio 2016

Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi,

Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi 
"Non Devi Dormire" & "Nora"

Ciao a tutti! Continuiamo con la nostra rubrica che parla delle ambientazioni del mercato indipendente, in collaborazione Dark Zone, oggi parliamo di Giacomo Ferraiuolo e dei suoi scritti. Dopo la nostra breve intervista avrete anche degli estratti delle opere di Giacomo. Ah, nel caso vi interessasse, vi lasciamo il link Amazon di "Non Devi Morire", ricordate sempre di supportare il panorama indipendente!

1. Dove è ambientato il tuo romanzo? Perché lo hai scelto?

Ciao ragazzi! E grazie per queste domande! Allora, vi parlo sia dei racconti contenuti in ‘Non Devi Dormire’ che del romanzo breve che pubblicherò tra poco. Le ambientazioni dei racconti sono le più disparate, da una casa di campagna vicino una palude, alla bellissima Puglia, a un ospedale psichiatrico, passando per uno stupendo attico! Diciamo che ogni ambientazione rispecchia il personaggio del racconto, un po’ come se le sue turbe psicologiche venissero riflesse nel suo mondo esterno. Per quanto riguarda Nora, il romanzetto che a breve vedrà la luce, è ambientato ad Acilia, in provincia di Roma, una tranquilla zona residenziale. Ho amato il contrasto tra una realtà all'apparenza così pacata e la sua vera essenza: torbida, quasi perversa, e intrisa di sangue. Un bel connubio ;) citando Hannibal Lecter: come un piatto di fave e un bel Chianti ahaha!

2. Da cosa è ispirata l’ambientazione?

L’ambientazione nelle mie storie deve essere funzionale alla vicenda. Ogni particolare di quell'ambiente deve riflettere lo stato d’animo dei personaggi e della storia in se stessa. Nora è ambientata durante un’estate afosa, e quella sensazione di sporco, sudore e appiccicaticcio è perfetta per il romanzo.

3. Hai mai pensato di scriverlo in un altro tempo o luogo arrivando a cambiare genere al tuo romanzo? (es. ambientazione fantastica, fantascientifica, immaginaria, in un mondo distopico, in quello attuale, ecc)


No, perché è nato tutto così come lo ho buttato giù. Non credo reggerebbero in altre ambientazioni. Sarebbe come cambiare un ingrediente di una ricetta testata e funzionante. A volte puoi ottenere un risultato buono, altre volte perderebbe il sapore originale.

4. Riesci ad immaginare la tua storia nel passato?

Nel passato? Sì, perché no! L’importante è che ci sia energia elettrica, che è fondamentale per reggere la storia di Nora. Riguardo i racconti di ‘Non Devi Dormire’, molti possono essere ambientati in diverse epoche, la tecnologia non è così fondamentale.

5. Riesci ad immaginare la tua storia nel futuro?

Se penso al futuro vedo solamente buio e desolazione. Quindi, no! Ma ho un progettino in cantiere su questa cosa, e spero veda la luce prima o poi.

6. Tre posti in cui vorresti ambientare i tuoi prossimi libri?


Italia! Ne ho parlato con il boss, Francesca Pace, (boss di Dark Zone ndr) davanti un bel bicchiere di vino e del sushi. Adoro le ambientazioni Italiane. Il nostro Paese ha una grande varietà di luoghi che potrebbero essere un ottimo sfondo per storie dell’orrore. Non nego che potrei optare per la Scozia o qualche zona rurale degli Stati Uniti.


È arrivato il momento delle ambientazioni! Buona lettura!



Primo estratto

In quell’ambiente asettico, dove regnava una varietà cromatica povera, che andava solo dal bianco al grigio, echeggiarono dei pugni lievi sulla porta. Lo stipite si aprì, con i cardini ben oleati, ed entrò il dottor Marconi. Gli occhiali sempre bassi sul naso, i capelli diradati sulle tempie.
«Buongiorno Nora! La trovo meglio, sa?» disse con garbo mentre avanzava nella stanza e si fermava ai piedi del letto.
Nora lo guardò sorridendo.
«Come ti senti?»
Bisbigliò qualcosa d’incomprensibile, come se un nido di vermi le stesse ostruendo la gola. Alzò la mano e con l’unghia spezzata se la indicò.
«Oh, ma puoi parlare, non aver paura. Non hai niente in gola.»
Il suo volto divenne serio, attese qualche secondo, deglutì una pasta di saliva e schiuma e aprì le labbra secche, smorzando un sorriso.
«Salve dottore», disse sottovoce. Quel groviglio di suoni che aveva appena pronunciato le graffiarono la gola.
«Che bella voce che hai. Su, non aver paura di farti sentire. Allora?»
«Sto bene dottore, voglio tornare a casa.»
L’uomo s’incupì. «Credo che per ora non sia possibile.»
La donna spalancò gli occhi. «La mia bambina si era addormentata nella vasca. E poi loro possono farle del male. Non posso permetterlo!»
L’uomo scosse la testa. «Nora, non c’è nessuno nella tua casa», le si avvicinò e poggiò una mano sulla spalla della donna, provando a tranquillizzarla.
«Sì! Ci sono loro!»

Secondo estratto

Lorenza uscì di casa per chiamare Michele che stava giocando al campetto abbandonato proprio dietro l’angolo. Il sole stava tramontando rinfrescando l’aria afosa e lasciando che le ombre iniziassero ad allungarsi. Braccia e dita artigliate avvolsero la casa abbandonata. Lorenza la guardò e un brivido le percorse le vertebre una a una. Sentì come un’unghia scenderle tra le perle della schiena, tremò e le si accapponò la pelle.
Rimase incantata da quell'abitazione lugubre. Sentiva un richiamo viscerale prenderla da dentro e farle inchiodare gli occhi su quelle mattonelle rosse, accatastate l’una sopra l’altra.
Guardò la finestra che dava sulla sala da pranzo. Le tende bianche erano tirate, cercando di dare un po’ di privacy all'interno. Provò un senso di sofferenza, un odio contro le bocche che in quei giorni avevano parlato della padrona di casa e del suo passato. Riuscì quasi a vedere quelle sensazioni scivolare da sotto l’uscio della porta e danzarle accanto.
«Dio mio...» sussurrò.
In quel momento se ne accorse, un’ombra aveva appena strisciato via dalla tenda della finestra. In quel dipinto grigio e immobile qualcuno - o qualcosa - si era mosso. Lorenza indietreggiò verso il centro della strada.

Terzo estratto

Elsa lasciò la Panda fuori dall'ospedale. Camminò superando la struttura gialla, punteggiata di luci al neon. Vita e morte che s’incontravano nello stesso luogo.
Lasciò che la guidassero i piedi, percorse decine di metri fino a giungere in un parco. Attraversò l’erba fresca di rugiada e si sedette sull'altalena. Con le mani si aggrappò alle due catene arrugginite che reggevano il sedile a mezz'aria e si diede una spinta.
Sentì il vento fresco abbracciarle il corpo e baciarle il viso. Davanti i suoi occhi scomparvero le luci in lontananza, lasciando spazio al cielo e alle stelle che cominciavano a svegliarsi.
Voleva arrivare più su, sempre più su. Voleva toccarle con le mani, dare un bacio alla luna. Continuò a spingersi e spingersi.
Le vedeva avvicinarsi e allontanarsi. Diventavano sempre più luminose, creando una mappa stellare su quella cupola nera. E lei, tornata una bambina, che faceva di tutto per poter spiccare il volo e danzare con quelle stelle.
Per un attimo le sembrò di arrivarci. Fu spinta da suo padre. Era dietro di lei, ancora giovane, la chioma corvina come la sua.
«Grazie papà!»
«Vai piccola che le stai per raggiungere!»
«Sì papà! Le voglio tutte per me!»
L’uomo scoppiò a ridere. «Sei sempre stata avida!»
«Sono come tanti gioielli, papà! Non le vedi?»
«Dai dei nomi a ognuna di loro!»
Elsa cominciò a ridere di eccitazione. 


Cosa ne pensate allora? Vi piace? 
Intanto vi salutiamo! Ciao e alla prossima!

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