sabato 21 settembre 2019

Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi Una doppia intervista autunnale



Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi
Una doppia intervista autunnale




Ciao a tutti e bentornati su Codex Ludus! Rieccoci con un post della nostra rubrica Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi in collaborazione con Dark Zone. Faceva molto più caldo quando abbiamo fatto un altro articolo simile, ma forse, ora, con questo clima più fresco, quasi da te caldo, è proprio il momento adatto per dedicarci alla lettura e alle interviste!
Oggi tornano Miriam Palombi e Alberto Chieppi che ci parleranno delle loro nuove opere...

Che l'intervista abbia inizio!


Dove è ambientato il tuo romanzo? Perché lo hai scelto?

M.P.: Legacy of Darkness Il Pentacolo è ambientato in una Londra dalle sfumature vittoriane. Mi piaceva l’alone di austerità e di mistero che avvolge la città.

A.C.: Le vicende narrate ne Il Prigioniero dell’Aldilà, secondo capitolo de Le Cronache del Reame Incantato, si svolgono in un regno magico chiamato Il Reame Incantato, un mondo fantastico in cui vivono le creature dotate di poteri magici, collegato alla Terra da portali caduti sotto il controllo del tiranno Magnus Paladin. Tuttavia, in questo secondo romanzo, l’accento viene posto sulle avventure di Mephisto che si svolgono nell’Aldilà, un’immensa prigione sigillata da una magia millenaria in cui vivono tutte le creature più spaventose e pericolose del Reame Incantato.
Ho scelto questa ambientazione perché amo i romanzi fantasy in cui le storie sono ambientate in un regno lontano dalle caratteristiche più disparate.


Da cosa è ispirata l’ambientazione? 

M.P.: L’ambientazione è abbastanza realistica, vengono citati luoghi realmente esistenti, in cui sono però inseriti elementi ucronici legati a una tecnologia molto diversa dalla nostra.

A.C.: L’ambientazione delle Cronache non ha un unico riferimento a cui si rifà. Certamente, aver letto le più famose saghe fantasy e averne apprezzato la geografia (vado matto per le cartine all’inizio dei romanzi), ha influenzato il mio gusto e le mie preferenze.


Hai mai pensato di scriverlo in un altro tempo o luogo arrivando a cambiare genere al tuo romanzo? 

M.P.: No, avevo chiara fin da subito l’atmosfera che volevo ricreare.

A.C.: No. Non ho mai pensato di collocare le vicende delle Cronache in un contesto differente, anche se ci sono capitoli in cui i protagonisti si trovano catapultati nella nostra realtà e il contesto diventa molto più Urban.

Riesci a immaginare la tua storia nel passato?

M.P.: In realtà nella saga Legacy of Darkness non è indicata una collocazione temporale precisa. Elementi attuali e contemporanei si fondono a elementi futuristici, frutto di un passato deviato che si scoprirà soltanto nel finale.

A.C.: La storia potrebbe svolgersi nel passato; Sam potrebbe essere un ragazzo che vive con gli zii in una fattoria o che lavora come garzone in una bottega nei pressi di un villaggio medioevale governato dal signorotto di turno richiuso nel suo maniero.


Riesci a immaginare la tua storia nel futuro?

M.P.: Stessa risposta precedente.

A.C.: Al momento, mi riesce difficile immaginare la saga delle Cronache ambientata nel futuro.


Tre posti in cui vorresti ambientare i tuoi prossimi libri?

M.P.: Nulla è ancora deciso, l’unica cosa certa è che saranno luoghi colmi di mistero e leggende.

A.C.: Ho una mezza idea in cantiere per un romanzo ambientato in un futuro postapocalittico; purtroppo, al momento il progetto è stato accantonato.
Tempo fa mi è capitato di immaginare una storia che si svolgesse in un regno infernale.
Infine, ho in lavorazione un progetto del tutto nuovo dal respiro molto più urbano, con molti personaggi che vivono in luoghi diversi della Terra.


Siete pronti per la lettura? Cominciamo con "Il Pentacolo. Legacy of Darkness" La saga completa Miriam Palombi, che ci da la possibilità di leggere tre estratti in anteprima.



1. Si vestì in fretta e uscì dalla stanza da letto, la stessa occupata da sir Malcom fino a pochi mesi prima. Percorse i corridoi con la consapevolezza che quello era il suo posto. La sua casa.
Era da poco passata l’alba e nella magione riecheggiavano i suoni di una ritrovata quotidianità. Per troppi anni gli ingressi, le stanze affrescate e il salone erano rimasti deserti. Lui e McFarrel si erano aggirati tra i locali, che conservavano un alone di vetusta aristocrazia, come due custodi silenti. Due eremiti che, per diversi motivi, rifuggivano i cambiamenti repentini che avevano mutato la società.
Si soffermò sul ballatoio dell’ampia scalinata che dalle stanze da letto conduceva al piano inferiore. Dall’alto, il simbolo del pentacolo sul pavimento era visibile nella sua interezza. Il sangue era stato lavato via con cura, ma l’odore dolciastro e ferroso sembrava ancora aleggiare tra le mura.
Strinse il corrimano tornito e con un profondo respiro cercò di allontanare da sé quel bimbo appena dodicenne, consapevole di aver compiuto il più atroce dei crimini verso il sangue del suo sangue.


2. La pioggia battente era finalmente cessata. Rivoli di acqua, rigurgitati dai doccioni antropomorfi di palazzi tra i più antichi di Londra, correvano in fiumiciattoli lungo il ciglio della strada; si fermavano in pozze putride lì dove l’asfalto era saltato in zolle irregolari. Edward incurante vi passò sopra, inzuppandosi i vestiti. L’immagine riflessa della luna alta nel cielo tremolò per poi sparire.
L’insegna, raffigurante una rosa dai petali luminescenti, dondolava in fondo al vicolo. L’ologramma luminoso cangiava dal blu, al viola, al rosso, con fare ipnotico. Solo avvicinandosi era possibile scorgere una porta dai battenti dipinti di nero, mimetizzata nell’oscurità. Sulla destra c’era un lettore oculare. Il cilindro d’ottone, simile a un binocolo di foggia piratesca, si attivò con un ronzio mentre l’estremità si aprì come un guscio.


3. La parete scorreva ruvida. Solchi più o meno profondi erano stati lasciati dagli attrezzi dell’uomo. Scalpelli e mazze che tempo addietro avevano modellato la grezza pietra su cui anticamente era stata edificata la chiesa. La superficie era umida, in alcuni punti sottili rivoli d’acqua trasudavano fino a terra, creando pozze di liquido biancastro.
Avevano seguito le tracce di padre Marcus. Era vivo.
L’impronta residua della sua energia, seppur flebile, li aveva condotti nella parte più antica di St. Michael.
La lanterna tenuta da Galahad illuminò uno stretto cunicolo. Il budello, appena più largo delle spalle di un uomo, li costrinse a procedere in fila indiana. Il passaggio scendeva, snodandosi sotto terra in una breve serie di curve e corti rettilinei.
Quel varco dava accesso alla cripta. Con molta probabilità era rimasto inutilizzato per molto tempo. Ora vistose ragnatele recise pendevano dall’alto dondolando al loro passaggio, strappate come veli logori, segno che altri di recente avevano percorso quel cunicolo.
Ben presto si accorsero che la solida parete era stata sostituita da una sorta di alveare formato da cavità rettangolari, abbastanza estese da conservare il corpo di un uomo. Da quegli antri bui, violati della loro pietra tombale, proveniva un forte odore di muffa e marciume che riempì loro le narici.
Avanzarono in fretta. Un flebile lucore rischiarò il fondo di quel budello di pietra, mentre qualcosa di fragile si infrangeva sotto i piedi al loro passaggio.


Ora invece è il momento di Alberto Chieppi e di "Cronache del Reame Incantato, Il Prigioniero dell'Aldilà", qui sotto avrete la possibilità di leggere quattro piccole sezioni della sua opera.



Estratto 1
La roccaforte delle Sentinelle si trovava su un’isola posta al centro del lago e collegata alla terraferma da un basso ponte di pietra così stretto da consentire il passaggio di pochi uomini per volta, perciò Mephisto sperava di trovare il modo di attirare fuori dalla roccaforte il maggior numero possibile di Sentinelle ed eliminarle prima di sferrare l’assalto all’isola.
Il Lago Nero si trovava in fondo a una conca naturale circondata da basse alture rocciose dalle pareti a strapiombo. La terra era brulla e polverosa e non vi cresceva alcun tipo di vegetazione. Vi era un’unica via di accesso alla conca, stretta e tortuosa. Il lago occupava solo una parte del fondovalle e sulle sue rive vi fu spazio sufficiente per appostare l’accampamento.
La roccaforte, costruita con le stesse rocce che costituivano le alture che circondavano il lago, aveva forma squadrata, tozza e massiccia. Non vi era una vera e propria cinta di mura, era costituita da una serie di edifici incastonati l’uno nell’altro e separati da cortili interni. Ognuno di quegli edifici aveva pareti spesse e murature esterne lisce e senza appigli, così che fosse impossibile arrampicarvisi.


Estratto 2
Era notte fonda. Una notte calda con un cielo limpido e trafitto di stelle. Sam stava violando il coprifuoco istituito da Madame Carontis ma non gli importava: la resa dei conti con coloro che gli davano la caccia era arrivata. Emerse dalle ombre e si immerse nella foresta, ammantata dalla foschia che la permeava tutto l’anno. La temperatura cambiò e il ragazzo fu percorso da un brivido involontario, nonostante la calura estiva, la vegetazione era pervasa da una gelida umidità che gli faceva accapponare la pelle.


Estratto 3
Madame Sagitta scortò gli apprendisti del primo anno fino all’Arena del Torquis, dove si sarebbero svolte le gare del Torneo.
«È enorme!» disse Argo col naso all’insù varcando la soglia dell’Arena.
L’anfiteatro aveva diverse file di gradinate di pietra disposte intorno al campo centrale, dove si sarebbero svolte le gare; maghi e stregoni lavoravano a stretto contatto per registrare l’arrivo dei partecipanti e indirizzarli nelle aree a loro dedicate o per sistemare il materiale necessario per le prove.
Sirio e i suoi amici attesero il proprio turno e poi tutti gli apprendisti maghi del primo anno furono accompagnati fino alla sezione delle tribune a loro riservata.


Estratto 4
Una notte buia e ventosa scese su Kaleidos. In cielo si ammassavano nubi grigie e imponenti. Presto sarebbe giunto un tipico temporale estivo e, con ogni probabilità, anche la grandine si sarebbe abbattuta sulla città. A quell’ora della notte, le strade erano deserte e, con la tempesta in arrivo, anche il mercato notturno avrebbe avuto molte defezioni.
Nell’oscurità di vie poco battute, un uomo si muoveva furtivo, passando dall’ombra di un edificio all’altra. Aveva il cappuccio della veste nera calato sul viso per nascondere i propri lineamenti.
Quella zona della città era occupata da edifici adibiti ad abitazione, non vi erano negozi o botteghe, né altri luoghi che, soprattutto a quell’ora, potessero attirare visitatori. Inoltre, viste le condizioni atmosferiche proibitive, anche coloro che vivevano nei paraggi se ne stavano rintanati in casa a dormire o ad aspettare che il temporale passasse.




Allora cosa ne pensate dei nostri autori e dei loro rispettivi libri? Ammettetelo che le splendide copertine vi farebbero acquistare i romanzi giudicandoli pure dalle copertine, eheh, non si fa, no, no!
Comunque ricordatevi di supportare questi autori, sono proprio queste novità che portano aria fresca in un mondo che rischia troppo spesso di diventare stantio.
Detto questo vi devo proprio salutare.
Ciao e alla prossima!

*Enrico*


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