giovedì 26 gennaio 2017

Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi, SteamBros Investigations

SteamBros Investigations
L'armonia dell'imperfetto
di Alastor Maverick & L.A.Mely
Ciao a tutti e bentornati su Codex Ludus! Oggi continua la nostra collaborazione con Dark Zone... quindi nuovo episodio di Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi!
Le nostre consuete domande questa volta non incontreranno un solo autore, ma bensì due: Alastor Maverick e L.A. Mely, che gentilmente ci hanno lasciato anche degli estratti, come assaggio del loro libro. 

E ora... Che l'intervista doppia abbia inizio!


Cominciamo con Mely!

1. Dove è ambientato il tuo romanzo? Perché lo hai scelto?
Nella Londra Vittoriana, periodo storico affascinante. Lo abbiamo scelto perché in molti avevano pensato di ambientare in quell’epoca vicende già narrate, ma non era stato narrato ancora tutto. Mancavano le vicende degli Hoyt. Ed eccole qui!

2. Da cosa è ispirata l’ambientazione?
Sembrerà banale ma il fumo e il vapore sono senza dubbio le ispirazioni maggiori per gli ambienti, soprattutto in esterno. Tutto ciò che è ovattato ha un che di misterioso e il mistero crea intrigo, curiosità… Crea suspance.

3. Hai mai pensato di scriverlo in un altro tempo o luogo arrivando a cambiare genere al tuo romanzo? (es. ambientazione fantastica, fantascientifica, immaginaria, in un mondo distopico, in quello attuale, ecc)
Arthur Conan Doyle ha ambientato le gesta di Holmes nello stesso periodo storico, non credo che lui abbia mai pensato di cambiare l’epoca narrata (magari con previsioni visionarie alla J. R. R. Tolkien). Eppure ci sono stati registi moderni che hanno dimostrato che la possibilità c’è sempre (un esempio su tutti il telefilm Sherlock, ideato da Steven Moffat e Mark Gatiss, con protagonista uno strepitoso Benedict Cumberbatch. Loro hanno dimostrato che il personaggio funziona anche in chiave moderna). Ciò che la mente di un autore non vede può sempre ispirare la fantasia del lettore. Scrivere è anche questo… Consentire a chi legge di sognare oltre quanto è stato già scritto. Per cui no, non ho mai pensato di spostare i ragazzi in altro luogo o contesto, ma non escludo che, un giorno, qualcuno possa farlo al posto mio.

4. Riesci ad immaginare la tua storia nel passato?
Oh sì! Io, di mio, sono molto “Old Style”. Mi sono sempre sentita fuori tempo storico. Muovere i miei personaggi in un periodo storico come quello Vittoriano è la realizzazione di un sogno. Quando chiudo gli occhi e immagino le scene, io sono lì… E spero di portarci anche il lettore.

5. Riesci ad immaginare la tua storia nel futuro?
Forse sì. Devo prima vedere che effetto avrà sul pubblico, perché il pubblico ha sempre molta influenza sull’evolversi delle vicende ed è giusto che sia così. Il bello del mondo Steampunk è che è futurista nell’antico. Riesce ad essere “ieri, oggi e domani” tutto nello stesso tempo.

6. Tre posti in cui vorresti ambientare i tuoi prossimi libri?
Ho sempre viaggiato molto, mentalmente. Leggere è anche viaggiare gratis, senza muoversi da dove si è. Se penso alle vicende SteamBros credo di poter dire solo tre posti EUROPA, AMERICHE E… TUTTO IL RESTO DEL MONDO

E ora passiamo ad Alastor!

1. Dove è ambientato il tuo romanzo? Perché lo hai scelto?
Il mio romanzo è ambientato nella Londra Vittoriana di fine 800. La scelta è caduta su questo luogo e su questo periodo perché oltre ad affascinarmi profondamente, è anche l’ambientazione che più si adatta ad ospitare elementi di influenza steampunk.

2. Da cosa è ispirata l’ambientazione?
Senza alcun dubbio l’ispirazione nasce dalla passione per la letteratura di genere e dalle fiction che ultimamente stanno prendendo piede. Alcuni esempi su tutti, la serie del giovane Sherlock, Penny Dreadful.

3. Hai mai pensato di scriverlo in un altro tempo o luogo arrivando a cambiare genere al tuo romanzo? 
I punti di forza del romanzo sono proprio il tempo ed il luogo in cui si svolgono le vicende. Gli stessi personaggi in un altro tempo, probabilmente, si comporterebbero in maniera del tutto diversa. Durante la loro epoca, dopo anni di studi, sono riusciti a divenire colti e preparati su molte cose. Ma con la frenesia odierna, l’immensa quantità di novità nei più svariati campi e la continua corsa al miglioramento delle tecnologie, probabilmente avrebbero dovuto specializzarsi in una materia sola, massimo due. Non escludo di tentare qualche esperimento temporale dal momento che, avendo scelto lo steampunk, non è fuori luogo pensare ad una macchina del tempo.  Prima però intendo far vivere ai personaggi la loro vita a Londra nel modo più soddisfacente e pieno possibile.

4. Riesci ad immaginare la tua storia nel passato?
La mia storia è già nel passato. O meglio… Se per passato intendiamo dal medioevo a scendere la mia risposta è: probabilmente no. Forse perché è già stato trattato qualcosa di molto simile da Sir Arthur Conan Doyle nelle cronache del “mondo perduto”.

5. Riesci ad immaginare la tua storia nel futuro?
Se i personaggi sono nati e cresciuti nel futuro direi di sì. Se dovessero finirci dalla loro epoca, invece, sarebbero poco più di pesci fuor d’acqua. Potrebbe essere uno sviluppo interessante per una storia a parte legata sempre alla saga. Vedremo.

6. Tre posti in cui vorresti ambientare i tuoi prossimi libri?
Se parliamo di luoghi fisici direi Giappone, per via della loro affascinante cultura, Cina per la vastità e la varietà dei suoi territori e Perù per via delle leggende sugli antichi popoli. I fratelli Hoyt avrebbero tantissimo da scoprire!

Come avete potuto vedere, le domande poste erano le stesse, ma gli autori ci hanno dato (ovviamente) risposte diverse, questo ci aiuta a capire le differenze tra loro, e ci fa notare quel "qualcosa" in più che ci potrebbe far piacere la loro opera.
Mentre qui sotto, prima degli estratti, potete vedere la copertina di SteamBros Investigations.

Passiamo ora al succo che aspettavamo di bere: gli estratti del romanzo. Buona lettura!

La visione esterna costante:
La Londra di quel periodo era caliginosa e caotica. Pennacchi di fumo nero, risultato del carbone utilizzato per il funzionamento delle numerose fabbriche, uscivano dalle ciminiere. L'aria era pesante, quasi irrespirabile. Il sole poteva a malapena essere intravisto attraverso la coltre plumbea che sovrastava il cielo londinese. Oltre a ciò durante tutto l'arco della giornata, il rumore del continuo andirivieni di carrozze, cavalli, mezzi di trasporto a vapore e il gridare di ambulanti, stordiva i sensi di coloro che abitavano i vicoli degradati del centro. Si poteva riconoscere il grado di ricchezza dei locali in base a come il quartiere si poneva. Più caotico e rumoroso appariva e più era dura sbarcare il lunario.

Il carrozzone di Lady Stella:
La bottega di lady Stella non era effettivamente molto spaziosa ma, grazie a dei grandi specchi posizionati lungo la parete di fondo, sembrava almeno il triplo di ciò che era stato possibile intuire da fuori. Era piena di scaffali fissati alle pareti e di oggetti appesi o appoggiati ovunque. I due osservarono affascinati e meravigliati ogni dettaglio del posto e infine si decisero a entrare. Stella li fece accomodare su due sedie, vicine a un tavolino tondo. Si trovava non distante da un mobile con una grande mano aperta disegnata sulle ante. «Abbiate pazienza un istante.» La cartomante scomparve dietro una porticina sulla parete di testa del mezzo. Lasciò soli i due investigatori, che ebbero tutto il tempo per guardarsi attorno e farsi un’idea più chiara dell’ambiente. Nick notò che in direzione della testa del veicolo vi erano due grossi tubi di rame che sparivano sotto il legno e riconobbe alcune parti incassate nel pavimento. Quella strana casa su ruote poteva benissimo muoversi anche senza cavalli a trainarla. Aveva infatti notato che esternamente era predisposta per esser tirata da quattro o più cavalcature ma il pesante motore nascosto sotto il pavimento avrebbe raggiunto sicuramente una velocità maggiore se alimentato a dovere. Melinda invece era più attratta dai ninnoli e dagli strani simboli sparsi per tutto l’ambiente. Le sue narici erano pervase da una moltitudine di odori, nessuno dei quali però le risultava fastidioso. Quella misteriosa ragazza sapeva come mettere a suo agio ospiti e clienti e l’investigatrice doveva ammetterlo. Entrambi erano assolutamente presi da quella meraviglia che si accorsero solo dopo qualche secondo che la padrona di casa aveva nuovamente varcato la porticina, con in mano un vassoio contenente tre tazze fumanti.

Il monastero dove c’era la biblioteca dello zio:
 Il grande portone del monastero era come sempre aperto e dovettero percorrere un lungo corridoio inondato dalla luce del sole. Melinda faceva risuonare piccoli e rapidi passi anticipando Nicholas di qualche metro. Arrivarono nel giardino interno. Uno splendido spazio aperto limitato da portici su tutti e quattro i lati. Al centro un circolo di grosse pietre contenente terra fresca, faceva da aiuola ad un enorme Rovere. Veniva curato ogni giorno e quando necessario sfoltito nelle zone basse. Aveva raggiunto un’altezza di circa trentacinque metri ed il suo ampio abbraccio gettava ombra su buona parte del cortile. Era raro vedere un albero così grande e longevo da quelle parti, poiché pochi di essi resistevano ai fumi delle fabbriche. Tuttavia quel luogo era abbastanza tranquillo e distante per consentire a quella magnifica pianta di effettuare ancora la fotosintesi. Nel periodo della fioritura dava frutti somiglianti a ghiande e di tanto in tanto Melinda soleva raccogliere qualche bella foglia dalla forma perfetta da seccare e da mettere in uno dei suoi raccoglitori. Nicholas invece raccoglieva qualche manciata di ghiande e si divertiva a lanciarle contro qualche bersaglio per passare il tempo. Una volta era una panchina, una volta il paletto di uno dei lumi che servivano per illuminare il vialetto di pietra la sera, una volta il tronco stesso del rovere. Una volta avevano provato ad abbracciarlo lui e Mel ma non erano riusciti a chiudere il cerchio anche se di poco. Era imponente e donava tranquillità e frescura nelle calde giornate estive. Quel luogo di pace faceva tornare Melinda col pensiero a quando era ragazzina. Si ricordava quando le sue lunghe trecce erano due e le scendevano dalla nuca oltre le spalle quando sedeva sul muretto a leggere mentre suo fratello era intento a fare esperimenti e calcoli matematici con lo zio. Ricordi piacevoli, forse gli unici capaci di smuovere sulle sue labbra un leggero sorriso. Ricordi di quando ancora pareva più vicino ad un essere umano che a un calcolatore. Le succedeva di tornare indietro con la memoria e riusciva a rimanere serena fino a quando, prepotente e indesiderato, tornava alla sua mente il suono di quel violino.

Villa Bamminton, vista d’esterno:
La dimora dei Bamminton era la classica villa di campagna. Una di quelle su tre piani, con l’edera che ricopriva ogni lato della struttura dal tetto spiovente. Tutt’intorno, un grande giardino circondato da palizzate bianche, veniva tenuto in ordine dagli stessi scrupolosi giardinieri che tosavano i cespugli, raccoglievano le foglie e tenevano corta l’erba. Riuscivano a far sì che restasse sempre morbida quando la si calpestava per una passeggiata di piacere a piedi scalzi. Tra i punti su cui più spesso cadeva l’occhio vi era un tavolino in ferro battuto bianco con le seggiole coordinate tutte attorno. Proprio su una di queste, sedeva Lady Bamminton ed il suo abbigliamento faceva contrasto con i colori delle aiuole che riempivano di profumo l’aria quasi tutto l’anno. La donna consumava il suo thè, mordicchiando timidamente un biscotto a forma rettangolare. I classici biscotti burrosi che ombravano di unto la bevanda quando venivano inzuppati ma che rimanevano secchi e croccanti quando ci si limitava a morderli.

La “casa” di Emma:
La strada che avevano preso costeggiava esternamente la città e portava ad uno degli anonimi cimiteri fuori Londra. Era un cimitero piccolo, poco frequentato. Molte delle lapidi visibili dalla strada erano anonime, quasi come se l’Editto di Saint Cloud emanato da Napoleone all’inizio del 1800 fosse approdato anche in quel posto nonostante non venne mai sfiorato dall’imperatore. Il luogo era molto vicino alla chiesetta del Reverendo Fooller.
La bottega della paffuta e calva moglie del capitano Morris
Una drogheria per la precisione. Uno di quei negozietti che vendono un po’ di tutto a partire dalle stoffe fino ai lacci per le scarpe, dai sacchetti di noccioline tostate alle candele, dai barattoli di conserva al burro fatti in casa e conservati nelle foglie di fico fino al tabacco per le pipe.
Per assurdo quel locale stracarico di qualunque cosa era diventato un vero Eden per la paffuta e calva signora Morris perché poteva vedere moltissime persone e spettegolare con chiunque senza limiti. Il marito, che solitamente la riprendeva per la sua invadenza, era riuscito a convogliare tutta quella ossessiva curiosità in qualcosa di utile. Era un viavai continuo. Tutti gli artigiani delle villette e delle cascine fuori città portavano lì i prodotti in conto vendita e lei, oliando e condendo le trattative con pettegolezzi e sete di notizie, si occupava di rivenderli e dare a loro parte del ricavato finale. Riceveva merci davvero da chiunque. Dalla annoiata signorotta che creava splendidi ricami e centrini, alla madre di famiglia più squattrinata che vendeva le erbe coltivate in casa, il sapone e il burro ricavato dalle pochissime bestie possedute. Spesso i nuovi clienti e gli acquirenti di passaggio si limitavano a far compere senza dilungarsi troppo ma quando al negozio arrivavano persone note, si apriva la caccia allo scandalo.

Cosa ne pensate? Vi sentite ispirati? Be, allora è proprio il caso di cominciare a leggere!
Detto questo vi saluto, ricordate di supportare sempre gli autori emergenti!
Ciao e alla prossima!

*ENRICO*


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