Luoghi da sogno & Ambienti Romanzeschi
Speciale
Daisy Franchetto
Ciao a tutti e bentornati su Codex Ludus! Oggi torna Luoghi da sogno & Ambienti Romanzeschi in collaborazione con Dark Zone!Un appuntamento speciale questa volta: Daisy Franchetto, l'intervistata di questo episodio, ci parlerà non di un libro, non di due, ma bensì di tre romanzi!
Ma cominciamo con l'intervista!
P.S. Non dimenticate gli estratti dopo!
1. Dove è ambientato il tuo romanzo? Perché lo hai scelto?
Tutta la narrazione della mia trilogia si muove all’interno di quello che ho chiamato l’Ovoide delle Dimensioni, che comprende anche la Dimensione Terrestre, quindi il mondo “reale”. La scelta, come spesso accade mentre scrivo, è calata un po’ dall’alto. Ho immaginato questo schema, l’ho popolato ed è nato l’Ovoide.
2. Da cosa è ispirata l’ambientazione?
L’Ovoide delle Dimensioni nasce da uno schema della psiche proposto dallo psichiatra e psicoterapeuta Roberto Assagioli, che io ho studiato a fondo in questi anni. Lo schema originare era chiaramente diverso e forse Assagioli non sarebbe molto felice di vedere il prodotto di anni di studi così modificato, ma io lo vivo come un omaggio a lui (perdonami Roberto!).
Come lo schema originale, anche il mio è una rappresentazione della psiche umana, con tutti i suoi trabocchetti e i suoi aspetti angelici.
3. Hai mai pensato di scriverlo in un altro tempo o luogo arrivando a cambiare genere al tuo romanzo? (es. ambientazione fantastica, fantascientifica, immaginaria, in un mondo distopico, in quello attuale, ecc)
Sinceramente, no. L’Ovoide calza così perfettamente con le vicende, anzi, è la fonte di ispirazione e il motore di ciò che accade. Impossibile, ambientare la storia in un altro luogo.
4. Riesci ad immaginare la tua storia nel passato?
In realtà, tolto l’aggancio con il mondo reale, le vicende dei miei romanzi sono volutamente senza tempo e anche l’ambientazione nel mondo terrestre è temporalmente vaga. Questo perché volevo sfruttare la caratteristica tipica delle fiabe: assenza di riferimenti temporali specifici.
5. Riesci ad immaginare la tua storia nel futuro?
Un po’ come sopra, ma qui devo aggiungere che nel secondo volume della trilogia, Sei Pietre Bianche, abbiamo un’intrusione del futuro. E nel prossimo romanzo che scriverò capiremo meglio il perché.
6. Tre posti in cui vorresti ambientare i tuoi prossimi libri?
Vi anticipo delle cose sul prossimo lavoro che sarà ambientato sicuramente su Cirklo Tempo, una Dimensione Errante popolata dai Viaggiatori del Tempo ma non solo, Timo, una stella a sei punte in cui si affronta ciò che è rimasto irrisolto, e sicuramente una capatina a Prima Stella d’Incanto, che si trova nell’Ovoide, bisognerà farla.
Come accennavamo prima, Daisy, ci ha anche lasciato degli estratti con delle ambientazioni dai suoi romanzi...
Da "Dodici Porte"
La Casa
I contorni della Casa si fecero più nitidi. La struttura di pietra grigia sembrava fosse stata stirata verso l'alto e poi girata su se stessa, così da sembrare una gigantesca spirale. Dalla costruzione attorcigliata si ergeva ogni tanto una torretta, che finiva con un tetto a punta. Le porte e le finestre erano tutte storte. Non si capiva come potesse stare in piedi.
Arrivarono davanti al cancello e questo si spalancò all'istante, cigolando in modo sinistro. Per arrivare all'ingresso della Casa si passava per un viottolo lastricato di pietre scure. Ai lati, c'era un giardino abitato da alberi altissimi e fiori dai petali a volte carnosi, a volte eterei come nuvole, che emanavano profumi sconosciuti. C’erano anche sculture di animali fantastici: grifoni, serpenti alati che si arrotolavano su altri serpenti alati, draghi e unicorni. Lunar era incantata, le parve persino che una delle tre teste del grande uccello simile a una cicogna si fosse girata al suo passaggio.
«Allora vieni? Non abbiamo tutta la mattina. C’è molto da fare», le disse La Loba.
Davanti alla porta sghemba dell'entrata, La Loba si fermò un momento e fissò Lunar. Poi i suoi grandi occhi scintillanti si volsero verso la porta, e questa si aprì. Sul muro, appena sopra la soglia, c'era una targa che diceva: Ogni porta è un'entrata in un altrove.
Lunar era emozionata e aveva paura.
Da "Sei Pietre Bianche"
Illaos, la Dimensione degli Angeli
Illaos era il regno dell’Armonia e della Luce. Fuori da quella Dimensione vi erano il Buio Silenzioso, carico di eternità, e il Vuoto. E proprio dal Vuoto e dal Nulla tutto aveva preso forma in un giorno fuori del tempo. Solo nell’assenza di tutto è possibile creare qualcosa di bello, e Illaos era per Amos il luogo più bello.In un tempo in cui le altre Dimensioni non erano ancora sorte, gli angeli generati dalla Luce, messaggeri dell’Armonia, si erano radunati nella Notte Senza Tempo per la prima delle loro adunanze. Erano giunti, silenziosi e solenni, e senza scambiarsi una parola avevano meditato insieme. La forza della meditazione aveva generato una potente concentrazione di energia. L’Armonia li aveva allora ispirati nel creare qualcosa di nuovo. Il primo degli angeli a essersi staccato dalla Luce, e per questo il più antico di tutti, aveva iniziato a cantare, e a uno a uno anche gli altri lo avevano seguito. Dal canto comune si era originata una piccola luce che aveva rischiarato il buio tutto intorno. La luce si era espansa sempre di più, fino a diventare abbastanza ampia da contenerli tutti. Dalle sfaccettature delle voci avevano cominciato a sorgere le torri come le canne di un enorme organo e, a mano a mano che il canto proseguiva, le torri aumentavano di numero. Da allora, ogni volta che un angelo si sentiva ispirato, poteva creare qualcosa di nuovo, così Illaos si era nel tempo arricchita di torri, stanze, scale, passerelle che si stagliavano sul mare di nuvole.
Illaos era una concentrazione di gioia, bellezza e armonia che curava ogni scissione dolorosa, perché la vera armonia era un intricato miscuglio di chiaro e di scuro, di felicità nostalgica e di dolore amoroso. Solo la divisione, l’esasperazione degli opposti, erano nemici di Illaos.
Da "Tre Lacrime d’Oro"
Prima Stella d’Incanto
Procedevano a ritmo serrato tra gli alti fusti scuri che parevano non aver mai conosciuto vegetazione. Eppure, più che morti sembravano in attesa. Erano stati feriti nel profondo e ora aspettavano pazienti che qualcosa accadesse o che qualcuno giungesse a salvarli. Irriducibili, affacciati al baratro della fine, opponevano una silenziosa ma tenace resistenza. Non avrebbero ceduto.Passando accanto a una pianta, un ramo graffiò la mano di Agav. Spiral se ne accorse. «Scusa, cercherò di essere più attendo.» Il respiro dell’uomo era affannato.
«Sarà bene fermarsi un po’ a riposare», propose Paul.
La guida sembrò titubare, poi adagiò con delicatezza l’amico a terra. Si sedettero tutti in silenzio.
Agav osservò la mano: il graffio tagliava tutto il dorso. Una goccia di sangue si era affacciata alla ferita. Nella sua rotondità, scarlatta e perfetta, tremò. La osservò meglio: sembrava essersi animata. Vibrò ancora e si protese verso il cielo nero che andava rischiarandosi, una minuscola perla rossa.
Si staccò dalla mano e si librò in aria, accompagnata da una forza sconosciuta, fu adagiata a terra e lì assorbita. Il giovane osservò la scena sbigottito.
Questa terra ha bisogno di me, del mio sangue, della mia presenza.
Allora cosa ne pensate?
Vi ispirano? Ricordate di supportarla... aiuterete un'autrice emergente!
Ora dobbiamo proprio salutarvi. Ciao e alla prossima!
*ENRICO & DANA*
Grazie ❤
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