Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi
Nora
1. Dove è ambientato il tuo romanzo? Perché lo hai scelto?
Ciao! Nora è ambientato ad Acilia, una cittadina alle porte di Roma. Ho scelto questo tipo di ambientazione perché in generale tendiamo a pensare che le piccole realtà, come il nostro quartiere o la nostra città siano luoghi tranquilli e protetti. Quando anche la bella casa che sorge di fronte la nostra può celare dei segreti macchiati di sangue.
2. Da cosa è ispirata l’ambientazione?
Da un pomeriggio di diversi anni fa, in piena estate, ero ad Acilia ad aspettare che un amico andasse a trovare la nonna e io ebbi la brillante di idea di fumarmi una sigaretta. Risultato? Ho girato per più di mezz’ora in strade residenziali, tra il silenzio più assoluto e un caldo infernale. Ma tutta quella tranquillità anche apparente, perché la vita continuava a scorrere all’interno delle abitazioni, assumeva sfumature sinistre. E quel pomeriggio mi è rimasto impresso dentro. Quando ho cominciato a scrivere la storia di Nora ho trasportato quelle sensazioni su carta, portandole all’estremo. Caldo, afa, estate, sudore, mosche e zanzare, sensazioni appiccicaticce e casa di Nora, un luogo freddo e buio, in contrasto con la vita che scorre all’esterno. Possiamo anche interpretare come il contrasto tra vita e morte. La vita calda, forse anche troppo, e la morte fredda.
3. Hai mai pensato di scriverlo in un altro tempo o luogo arrivando a cambiare genere al tuo romanzo? (es. ambientazione fantastica, fantascientifica, immaginaria, in un mondo distopico, in quello attuale, ecc)
Non credo funzionerebbe un’ambientazione diversa. Se avessi ambientato Nora in un castello o in un città straniera avrebbe perso il romanzo. Sarebbe diventata una storia ‘lontana’ da noi. Quando ciò che accade a Nora potrebbe accadere alla vicina di casa o alla donna che abita alla via di fianco, e noi, che continuiamo a vivere le nostre vite tranquillamente ci troveremo a lottare per la nostra vita dentro la nostra abitazione, il luogo più sicuro.
4. Riesci ad immaginare la tua storia nel passato?
Nel passato sì, già la immagino con toni molto più gotici. Anche se l’elettricità è funzionale alla storia. E in effetti, uscirà un volume che si ricollega a Nora ambientato nel passato, ma non un passato remoto, circa 40 anni prima degli avvenimenti che sconvolgeranno Nora e il quartiere dove abita.
5. Riesci ad immaginare la tua storia nel futuro?
Mhhh, no… come futuro immagino astronavi, alieni, un mondo post apocalittico, quindi no. Non riesco ad associare storie di mistero ambientate in astronavi.
6. Tre posti in cui vorresti ambientare i tuoi prossimi libri?
Sempre in Italia. L’Italia offre una meraviglia di luoghi, dalle foreste alle pianure, a fabbriche abbandonate a laghi profondi e oscuri. Non riuscirei ad ambientare un romanzo all’estero, almeno per ora. Le storie che scrivo voglio che vengano vissute dai lettori a tal punto che quando si staccano dalle pagine pensino: potrebbe succedere anche qui.
Una piccola pausa prima degli estratti del suo romanzo... qui sotto potete ammirare la copertina di Nora.
Ora non ci resta che augurarvi buona lettura!
PRIMO ESTRATTO
PRIMO ESTRATTO
Lorenza uscì di casa per chiamare Michele che stava giocando al campetto dietro l’angolo. Il sole stava tramontando rinfrescando l’aria afosa e lasciando che le ombre iniziassero ad allungarsi. Braccia e dita artigliate avvolsero la casa abbandonata. Lorenza la guardò e un brivido le percorse le vertebre una a una. Sentì come un’unghia scenderle tra le perle che forma- vano la schiena, tremò di un freddo sinistro e le si accapponò la pelle, mentre quella mano velenosa scendeva sempre più giù e le penetrava nel corpo alla ricerca di un’anima da stringere in una morsa di terrore. Rimase incantata da quell’abitazione lugubre. Percepiva un richiamo viscerale prenderla da dentro e farle inchiodare gli occhi su quelle mattonelle rosse, accatastate l’una sull’altra. Guardò la finestra che dava sulla sala da pranzo. Le tende bianche erano tirate, cercando di dare un po’ di privacy all’interno. Nelle orecchie echeggiava ancora la voce roca della padrona di casa che urlava durante i suoi momenti di ira. Lorenza provò un senso di sofferenza, un odio contro le bocche che in quei giorni avevano sparlato di Nora e del suo passato. Odiò se stessa. Riuscì quasi a vedere quelle sensazioni scivolare da sotto l’uscio della porta sbarrata, percorrere il giardino incolto e danzarle accanto eseguendo un ritmo macabro.
SECONDO ESTRATTO
Qualcosa si addentrava nelle case addormentate. Apriva le porte con movimenti aggraziati e osservava gli occupanti dormire nei loro letti. Bambini che abbracciavano orsacchiotti pelosi e adulti in biancheria intima aggrovigliati in abbracci. Peni eretti che pulsavano contro boxer neri e capezzoli turgidi che si gonfiavano sotto respiri a pieni polmoni. La cosa sfiorava i corpi facendoli rabbrividire. E una voglia cresceva e cresceva e li voleva. Li voleva tutti. Così come erano. Carne e sogni, desideri e realtà, pianti e risate. Vita e morte. La notte e le ombre erano il suo regno. Si muoveva senza uno spazio né un tempo. Un involucro di materiale gassoso, un movimento quasi impercettibile di materia ghiacciata. Dentro di sé ardeva come le fiamme dell’inferno. Durante quelle ronde notturne iniziava a raccogliere sensazioni diverse da quelle che aveva da sempre nutrito. Voleva un nome ora. Lo cercava disperatamente. Desiderava una collocazione in quell’universo fatto di materia solida. Ave- va necessità di instaurare un nuovo contatto. Non poteva spostarsi per troppo tempo dal suo luogo natale, perdeva energia, perdeva forza e voglia. Si soffermò accanto al letto di un bambino grassottello.
TERZO ESTRATTO
Nascose quei segreti pieni di dolore in quel giardino, rinchiuse quei corpicini putrefatti e ridotti a piccole ossa in quel cimitero di lacrime amare. Si lasciò andare quando ebbe seppellito l’ultima, abbandonò il suo corpo ricoperto di terra e piaghe abbracciato dal vento gelido. Qualcosa di freddo le gocciolò sulla spalla scarna; non abbassò neanche lo sguardo. Un’altra lacrima cadde dal cielo e la bagnò. Un tuono esplose in quel silenzio cimiteriale e quelle lacrime iniziarono a cadere copiose dalle nuvole plumbee. Rimase immobile, mescolando le sue lacrime con quella nuova pioggia che la lavò. Rimase tutto il giorno immobile, come un cadavere, in mezzo a terra e angoscia, la protagonista di un quadro astratto dipinto con il colore degli incubi più inconfessabili.
Allora che ne dite? Comprerete il suo romanzo? Ricordate di supportare Giacomo e tutti gli altri autori emergenti italiani.
Famoso non significa per forza buono!
Ora devo proprio salutarvi.
Famoso non significa per forza buono!
Ora devo proprio salutarvi.
Ciao e alla prossima!
*ENRICO*
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