Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi
Il respiro del Diavolo. Legacy of Darkness
Dove è ambientato il tuo romanzo? Perché lo hai scelto?
Il respiro del Diavolo. Legacy of Darkness è ambientato in una Londra dalle sfumature vittoriane. Mi piaceva l’alone di austerità e di mistero che avvolge la città.
Da cosa è ispirata l’ambientazione?
L’ambientazione è abbastanza realistica, vengono citati luoghi realmente esistenti, in cui sono però inseriti elementi ucronici legati ad una tecnologia.
Hai mai pensato di scriverlo in un altro tempo, o luogo, arrivando a cambiare genere al tuo romanzo?
No, avevo chiara fin da subito l’atmosfera che volevo ricreare.
Riesci ad immaginare la tua storia nel passato?
In realtà ne Il respiro del Diavolo non è indicata una collocazione temporale precisa. Elementi attuali e contemporanei si fondono ad elementi futuristici, frutto di un passato deviato che si scoprirà soltanto nell'ultimo episodio della saga.
Tre posti in cui vorresti ambientare i tuoi prossimi libri?
Nulla è ancora deciso, l’unica cosa certa è che saranno luoghi colmi di mistero e leggende.
Ora è il momento della lettura, Miriam ci concede due parti del suo romanzo apposta per noi!
Primo Estratto
Si vestì in fretta e uscì dalla stanza da letto, la stessa occupata da sir Malcom fino a pochi mesi prima. Percorse i corridoi con la consapevolezza che quello era il suo posto. La sua casa.
Era da poco passata l’alba e nella magione riecheggiavano i suoni di una ritrovata quotidianità. Per troppi anni gli ingressi, le stanze affrescate e il salone erano rimasti deserti. Lui e McFarrel si erano aggirati tra i locali, che conservavano un alone di vetusta aristocrazia, come due custodi silenti. Due eremiti che, per diversi motivi, rifuggivano i cambiamenti repentini che avevano mutato la società.
Si soffermò sul ballatoio dell’ampia scalinata che dalle stanze da letto conduceva al piano inferiore. Dall’alto, il simbolo del pentacolo sul pavimento era visibile nella sua interezza. Il sangue era stato lavato via con cura, ma l’odore dolciastro e ferroso sembrava ancora aleggiare tra le mura.
Strinse il corrimano tornito e con un profondo respiro cercò di allontanare da sé quel bimbo appena dodicenne, consapevole di aver compiuto il più atroce dei crimini verso il sangue del suo sangue.
Secondo Estratto
La pioggia battente era finalmente cessata. Rivoli di acqua, rigurgitati dai doccioni antropomorfi di palazzi tra i più antichi di Londra, correvano in fiumiciattoli lungo il ciglio della strada; si fermavano in pozze putride lì dove l’asfalto era saltato in zolle irregolari. Edward incurante vi passò sopra, inzuppandosi i vestiti. L’immagine riflessa della luna alta nel cielo tremolò per poi sparire.
L’insegna, raffigurante una rosa dai petali luminescenti, dondolava in fondo al vicolo. L’ologramma luminoso cangiava dal blu, al viola, al rosso, con fare ipnotico. Solo avvicinandosi era possibile scorgere una porta dai battenti dipinti di nero, mimetizzata nell’oscurità. Sulla destra c’era un lettore oculare. Il cilindro d’ottone, simile a un binocolo di foggia piratesca, si attivò con un ronzio mentre l’estremità si aprì come un guscio.
La parete scorreva ruvida. Solchi più o meno profondi erano stati lasciati dagli attrezzi dell’uomo. Scalpelli e mazze che tempo addietro avevano modellato la grezza pietra su cui anticamente era stata edificata la chiesa. La superficie era umida, in alcuni punti sottili rivoli d’acqua trasudavano fino a terra, creando pozze di liquido biancastro.
Avevano seguito le tracce di padre Marcus. Era vivo.
L’impronta residua della sua energia, seppur flebile, li aveva condotti nella parte più antica di St. Michael.
La lanterna tenuta da Galahad illuminò uno stretto cunicolo. Il budello, appena più largo delle spalle di un uomo, li costrinse a procedere in fila indiana. Il passaggio scendeva, snodandosi sotto terra in una breve serie di curve e corti rettilinei.
Quel varco dava accesso alla cripta. Con molta probabilità era rimasto inutilizzato per molto tempo. Ora vistose ragnatele recise pendevano dall’alto dondolando al loro passaggio, strappate come veli logori, segno che altri di recente avevano percorso quel cunicolo.
Ben presto si accorsero che la solida parete era stata sostituita da una sorta di alveare formato da cavità rettangolari, abbastanza estese da conservare il corpo di un uomo. Da quegli antri bui, violati della loro pietra tombale, proveniva un forte odore di muffa e marciume che riempì loro le narici.
Avanzarono in fretta. Un flebile lucore rischiarò il fondo di quel budello di pietra, mentre qualcosa di fragile si infrangeva sotto i piedi al loro passaggio.
Ciao e alla prossima!
*Enrico*
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