mercoledì 3 ottobre 2018

Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi, Intervista Doppia

Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi
Intervista Doppia


Ciao a tutti e bentornati su Codex Ludus nella nostra rubrica in collaborazione con Dark Zone, ovvero Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi.
In questo spazio di solito intervistiamo un autore che poi ci presenta un piccolo estratto del suo libro che parla di ambientazioni appunto.
Oggi è un giorno speciale perché intervisteremo due autori: Isa Pagliarini e Roberto Ciardiello.
Ma la nostra fortuna non si limita a questo! Abbiamo gli estratti dei romanzi di entrambi!
Quindi sotto con le domande!

Nota: per distinguere chi sta rispondendo troverete le iniziali e un colore che è stato associato casualmente all'autore.

Dove è ambientato il tuo romanzo? Perché lo hai scelto?

I.P. Il Romanzo è ambientato nella provincia milanese, nell’estate del 1792. Il fatto storico che da il via al romanzo  è l’efferato omicidio di una dozzina di bambini. Da 25 anni attendevo la giusta ispirazione per occuparmi di quell’affascinante mistero irrisolto.


R.C. La vendetta nel vento non ha un'ambientazione ben definita. Voglio dire, ovviamente c'è, ma resta un sottofondo, una base per la storia, un palcoscenico dove poter muovere i personaggi. Dicevo, l'ambientazione c'è ed è tutta italiana, ci si muove in Sicilia, senza stringere su una città in particolare. Ho scelto l'ambientazione italiana perché è quella che prediligo e che mi permette di caratterizzare i personaggi senza incappare in eventuali errori.


Da cosa è ispirata l’ambientazione? 


I.P. L’ossatura del romanzo usa fatti storici realmente accaduti, ma il mondo fantastico in cui si muovono i protagonisti esplora anche concetti del tutto preternaturali.


R.C. Be', non essendo ambientato in un mondo di fantasia, non credo sia corretto parlare di vera e propria ispirazione. Nel romanzo c'è una zona di campagna, i casali dei contadini, una fabbrica, un prato con una parete rocciosa che scende a strapiombo sul mare, un night club, la zona delle case popolari... Elementi che si possono trovare dappertutto o quasi. Che sono nel mondo reale, comunque.


Hai mai pensato di scriverlo in un altro tempo o luogo arrivando a cambiare genere al tuo romanzo? (es. ambientazione fantastica, fantascientifica, immaginaria, in un mondo distopico, in quello attuale, ecc)


I.P. Inizialmente pensavo di scriverlo semplicemente Thriller, con altri protagonisti e nessuna implicazione fantastica, ma volevo far muovere Etienne e Draco, volevo vederli nascere in un libro e offrirli ai lettori e loro appartengono a un universo Fantasy.


R.C. Onestamente no, mai pensato. Sarebbe curioso, comunque.


Riesci ad immaginare la tua storia nel passato?


I.P. Più nel passato del 1792? Direi nel medio Evo, inizi del 1300, a cavallo della pandemia di peste in Europa.


R.C.  Sì, a volerlo fare si potrebbe, ma preferisco la collocazione temporale attuale.


Riesci ad immaginare la tua storia nel futuro?


I.P. Sicuramente la immaginerei attuale, affidando le indagini ad altri personaggi del mondo di Memorie dal Buio. Oppure in un futuro anteriore alla Blade Runner.


R.C. Sì, ma come sopra.


Tre posti in cui vorresti ambientare i tuoi prossimi libri?


I.P. Sono al lavoro sulla bisnonna di Cécile, inizio 1700, tra Parigi, Bristol e i Caraibi, in piena decadenza del periodo dei pirati.

Un altro luogo che vorrei tratteggiare meglio è l’Egitto e gli antenati di Cécile all’inizio della Storia dell’uomo.
Il terzo luogo, o meglio i luoghi, sono i nodi di potere della terra, quindi un romanzo che viaggi lungo i meridiani terrestri alla scoperta di lati nascosti di grandi opere naturali e umane, da Machu Picchu a Stonehenge, dalla linea di basiliche di San Michele ai luoghi di guarigione e meditazione dei popoli antichi.

R.C. Mi piacerebbe scrivere una storia ambientandola su un vascello pirata, l'ambientazione marina ha il suo fascino. Anche muovere dei personaggi in un futuro post-disastro sarebbe carino, ma bisogna stare attenti a non cadere nel già visto, o peggio ancora nell'abusato. Per la terza ambientazione, infine, rimango fedele al "qui e ora", che è quel che prediligo, per il momento.



Ora è il momento degli estratti e cominciamo mostrandovi un assaggio di quello che ha scritto Isa Pagliarini, in più potete anche ammirare la copertina.


1) Quando la donna venne immersa nella vasca d’acqua, i più sensibili tra i testimoni al processo erano ormai fuggiti. La vista e l’odore della carne bruciata dei seni straziati, aveva portato la maggior parte dei presenti al limite ultimo di sopportazione. Ognuno aveva un proprio punto oltre il quale l’eccitazione sessuale diveniva disgusto.
Il giudice poteva andare molto oltre, il boia non aveva alcun limite. La esposero. La guardarono come un’opera d’arte, infilarono lerce dita nelle piaghe. Non era ancora abbastanza. Era il momento della soluzione finale. Toccava all’acqua, alla vasca gelida in cui venne immersa.
«Se riemergerai, vuol dire che il diavolo ti aiuta, se non lo farai, morirai e ti dichiareremo innocente.»

2) Era rimasta ferma davanti al bivio stradale, come se quella fosse la metafora della sua vita, la scelta tra un mondo di antiche sapienze quasi pagane e la rigida dottrina scolastica delle università.
Cécile era la rappresentante perfetta della contraddizione nella società di quel tempo: studiava con profitto insieme al nonno le più moderne teorie mediche e farmacologiche, ma nonostante la sua spinta illuminista e razionale, aveva mantenuto certe tradizioni apprese dai libri della madre.
Sapeva che alcune essenze non potevano essere coltivate, andavano colte nella foresta, laddove nascevano e crescevano spontaneamente, perché le radici di ogni vegetale comunicavano coi propri vicini con un linguaggio segreto e sconosciuto agli umani; una pianta vissuta in quella grande comunità verde avrebbe accumulato molto più potere curativo nelle sue strutture vegetali e Cécile sapeva cosa prendere, dove, quando e in che quantità, per non impoverire la foresta. A volte cercava un tubero di notte, a volte dei fiori prima dell’alba, prima che il sole estivo bruciasse i principi curativi.
Così come lei veleggiava tra antico e moderno, così i nobili sposavano le innovazioni meccaniche mentre partecipavano a sedute spiritiche, gioivano per il volo dei fratelli Montgolfier giusto pochi anni prima, nel 1783, ma cercavano in segreto maghi e guaritori per affrancarsi da dolori e malanni.

3) «Quali sono le vostre accuse, cerusico?» chiese, pacato.
Tommaso deglutì a secco, poi prese fiato, ma le parole che uscirono dalle sue labbra furono stentate. «E-eccellenza, porto con me l’Avvocato Cucchi di Bareggio e lo speziale Beretta di Abbiategrasso, oltre alla fantesca degli Aliprandi, Bruna. La sempliciotta ha veduto Cecilia fare i segni col ghiaccio sul ventre della sua signora, prima di aprirle l’utero con il coltello.»
«Si chiama intervento chirurgico, strano non sappiate cosa sia!» disse Cécile, con aria di sfida verso il medico.
Alle sue spalle l’inquisitore, che le girava attorno a soppesarla, camminando a passi lenti e solenni, emise una bassa risata compiaciuta. «Non hai fatto segni sul ventre della femmina?» le chiese l’uomo, che aveva un tocco di accento straniero, francese, le sembrava.[...] «Dimmi altro», chiese lui. «Qualche altra terapia che applicate.»
«Volete cogliermi in fallo? Farmi ammettere di possedere libri proibiti o sostanze considerate ingredienti di fatture e malefici?» chiese con la voce rotta dall’emozione. «Io non so nulla di stregoneria, tutto ciò che ho letto, anche nei libri di mia madre, per me è scienza. Una scienza particolare forse, ma non contaminata da rituali per nuocere o dare favore ai diavoli.»
Non riusciva a impedire alla voce di tremare mentre rispondeva. «Neanche ci credo al diavolo! Il male è dentro l’uomo, non fuori di esso! Non serve alcun genio malvagio per ispirarlo», e poi secondo il nonno l’inferno soprannaturale non esisteva e questo poneva fine a ogni speculazione per lei.
Come farlo capire anche a quell’uomo?
«Invece ti conviene credere ai demoni. Comunque ho detto continua», rimarcò, atono.
[...]L’inquisitore la guardò tormentarsi la gonna di lino con la mano nervosa. «Dagli atti del Santo Uffizio apprendo che, a seguito di un procurato aborto, tua madre è stata processata per stregoneria e poi giustiziata per impiccagione», abbassò lo sguardo su un foglio, «il dieci gennaio di otto anni fa.»
Ecco, ci siamo, pensò Cécile che rabbrividì, ma non poté negare l’evidenza, quindi abbassò il capo.
«Mia madre non faceva del male a nessuno. L’hanno lasciata appesa dieci giorni, prima che il nonno potesse ottenerne il corpo per la sepoltura. Questo non è cristiano, non lo è!»
L’inquisitore non sembrava partecipe dell’indignazione della ragazza e proseguì, atono e distante: «I bambini sono prede sacrificate spesso ai demoni. Prepari anche misture per abortire?»


In questo attimo di pausa, dopo questa lettura, potete vedere la copertina del libro di Roberto Ciardiello... pronti per ricominciare a leggere?

Il rumore delle onde le arriva mescolato all’odore della salsedine. È un qualcosa di cadenzato, di ritmico e spumoso. Un ruggito smorzato che non fa paura, si alza in volo dagli scogli sotto di lei scalando la parete rocciosa a strapiombo. Si spinge tra i rami dei due pini sull’orlo del precipizio; districandosi dal groviglio di legno e aghi va oltre, invisibile. È selvaggio e dolce allo stesso tempo, così presente eppure discreto che la culla senza infastidirla. Sfiorandola e accarezzandola.


Sospeso sopra la strada di campagna che sfiorava il casale di tufo sorto agli inizi del secolo scorso, il passero frullava le ali in un tiepido volo mattutino. Sorvolò il tettuccio di una vecchia Fiat Panda dell’82 targata PA, le ruote anteriori sulla ghiaia del vialetto d’accesso, quelle posteriori affondate nel prato, la carrozzeria malridotta su cui erano sbocciati fiori di ruggine e stuccature. Con una virata a destra scorse il cerchio di sassi ornamentali intorno al ficus, o almeno il disegno che ne rimaneva – una specie di grossa «C» un po’ troppo chiusa. Poco lontano dalla pianta individuò una manciata di pietre che avevano contribuito a circondarla, i solchi scuri attorno al fusto parlavano chiaro, gli ricordavano tane di conigli. E l’albero di limoni, sì, anche quello vide.


Quelle chiazze che come un idiota aveva coperto nell’inutile tentativo di dimenticare. Quelle chiazze che ora non erano niente se paragonate alla pozza davanti allo specchio, nella quale si tuffavano le lame di luce provenienti dalle persiane socchiuse. O al sentiero viscoso, tremolante che finiva in bagno. E quella specie di rantolo...
Un altro passo indietro, vietato voltarsi, lo sguardo fisso sulla porta aperta; il telaio incorniciava un lavandino imbrattato di impronte scure, confuse, palmi e dita dai contorni sbavati, tracce di mani insanguinate scivolate dal bordo fino a terra.
Quel rantolo veniva da lì. Sommesso, cupo. Nero.




Rieccoci qui, cosa ne pensate dei nostri due autori? Siete pronti per immergervi nelle storie che hanno scritto, circondandovi del loro mondo?
Fatecelo sapere con un commento qui sotto o sulla nostra pagina Facebook.
Ora dobbiamo proprio salutarvi!
Ciao e alla prossima!

*DanaEnrico*

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