LUOGHI DA SOGNO & AMBIENTI ROMANZESCHI - DOPPIA INTERVISTA
Ciao a tutti,
bentornati su Codex Ludus. Siete chiusi in casa causa Covid-19? Non sapete più cosa fare?
Vi do' io un buon modo per passare queste interminabili ore: leggere questo post e acquistate i due romanzi in collaborazione con Dark Zone che ora vi presenterò!
Partiamo prima però con l'intervista ai nostri autori:
1. Dove è ambientato il vostro romanzo? Perché lo avete scelto?
Alastor Maverick e L.A. Mely: Siamo a chiusura di trilogia per cui
ci troviamo sempre nell’epoca vittoriana, come nei primi due. Saremo tra
Inghilterra e Scozia, ma a cambiare sarà il carico di Steampunk. Perché
l’abbiamo scelto? Perché lo steampunk rende tutto meraviglioso e più
interessante :D
Melissa Pratelli: Il romanzo
è ambientato nel Regno Unito, tra Scozia e Inghilterra, tra Londra, Edimburgo e
Killin, un paesino situato nell’area dei monti Grampiani, nelle Highlands
centrali. La maggior parte dell’azione si svolge alla St. George, un
prestigioso collegio che i protagonisti frequentano, e nella foresta che la
circonda. Ho scelto l’ambientazione scozzese perché adoro la Scozia e le sue
tradizioni, i miti e le leggende celtiche. L’intera trama si basa proprio sulla
mitologia celtica, perciò non avrei potuto scegliere un’ambientazione
differente.
2. Da cosa è ispirata l’ambientazione?
Alastor Maverick e L.A. Mely: L’ambientazione è ispirata alle
atmosfere vittoriane descritte nei romanzi di Arthur Conan Doyle e in
particolare alle avventure del celebre investigatore Sherlock Holmes.
Melissa
Pratelli: Come dicevo, è ispirata dalla mitologia celtica. La storia della
protagonista è strettamente connessa con le divinità celebrate dalle
popolazioni che abitavano la Scozia nei tempi antichi. Per i temi trattati mi
serviva un luogo ricco di tradizioni, un luogo “magico”, immerso nella natura.
3. Avete mai pensato di scriverlo in un altro tempo o luogo arrivando a
cambiare genere al vostro romanzo? (es. ambientazione fantastica,
fantascientifica, immaginaria, in un mondo distopico, in quello attuale, ecc)
Alastor Maverick e L.A. Mely: L’ibrido tra giallo investigativo
classico e il fantascientifico è stata una sfida che abbiamo amato cogliere e
affrontare. Non credo che gli Hoyt si sarebbero mossi allo stesso modo in
un’ambientazione diversa da questa anche se non escludiamo la folle idea di
catapultarli in altre epoche in qualche spin off. In fin dei conti lo steampunk
prevede largamente l’utilizzo della macchina del tempo.
Melissa Pratelli: Onestamente no. Cambiare luogo
avrebbe significato cambiare di molto la trama o inserirla in un contesto che
non le appartiene. Per quanto riguarda il tempo, forse avrei potuto ambientarlo
nel passato o anche nel futuro senza sconvolgere di troppo la trama, ma in
verità non ci ho mai pensato.
4. Riuscite ad immaginare la vostra storia nel passato?
Alastor Maverick e L.A. Mely: È già nel passato. Più in dietro di
così non credo avrebbero senso perché lo steampunk è forgiato in quella precisa
epoca e andare ancora più nel passato significherebbe “perdere il treno…a
vapore”.
Melissa Pratelli: Sì, perché no. Ci sono alcune scene
del romanzo ambientate in un’epoca passata!
5. Riuscite ad immaginare la vostra storia nel futuro?
Alastor Maverick e L.A. Mely: Ecco in questo caso la possibilità
c’è e non escludiamo questa sfida a priori. Melinda che manda in esaurimento
nervoso la gente dell’epoca di Futurama deve essere esilarante.
Melissa Pratelli: Immaginarla nel futuro mi riesce
molto difficile, invece. Non sarebbe impossibile, ma la preferisco nel
presente.
6. Tre posti in cui vorresti ambientare i tuoi prossimi libri?
Alastor Maverick: Devo dire che di posti splendidi di
cui narrare ce ne sono a vagonate. Londra mi rimarrà per sempre nel cuore,
quindi in questo sarò ripetitivo. In secondo luogo mi piacerebbe ambientare un
romanzo in qualche città italiana e su questo ci stiamo lavorando. Come terza e
più ambiziosa opzione, mi piacerebbe posizionare un mio romanzo in
un’ambientazione di fantasia da me inventata con la sua politica, le sue leggi,
la sua economia e i suoi abitanti. Fantasy? Fantascienza? Distopico? Non lo so
ancora, ma di certo rimane uno dei miei obiettivi primari.
L.A. Mely: Il presente, il passato e il futuro.
Non per forza in questo ordine e/o tutti insieme.
Melissa Pratelli: Mi piacerebbe ambientarne uno su
un’isola, anche se non so ancora di preciso quale. Vorrei anche provare
l’Irlanda, o magari tornare in Inghilterra.
E ora è arrivato il momento degli estratti sulle ambientazioni.Vi farete di certo un'idea sul tipo di romanzo che andrete ad acquistare.
1 - Un fascio di luce scarlatta saettò attraverso la finestra e mi colpì in faccia, tagliando in
due la penombra della stanza adiacente allo studio del professor Kerr. Mi alzai
dalla scrivania per tirare le tende, sbuffando.
Voltandomi per ritornare alla cattedra, indugiai per
un istante, lasciando vagare lo sguardo lungo la stanza che mi era ormai così
familiare. Quel luogo era da tempo diventato il mio rifugio e la mia seconda
casa e lo adoravo: era raccolto, caldo, arredato con mobili di ciliegio
semplici e funzionali. La cosa che preferivo, però, erano le alte vetrine
traboccanti di libri che rivestivano l’intero perimetro della stanza, una sorta
di carta da parati tridimensionale che trasudava letteratura.
2 - Eravamo davanti casa di Lee. Anche se non ci ero
mai stato, conoscevo l’indirizzo a memoria: Mallory Lane, 12, Londra.
Come ulteriore riprova che mi trovassi nel posto
giusto, l’odore di Lee era ovunque intorno a me e potevo sentirlo anche in
mezzo alla neve che ricopriva il cortile.
Ciò che non mi aspettavo di trovare, invece, era la
macchina di Andrew che spiccava sfrontatamente davanti al garage, oltre la
recinzione.
Mi presi un momento per guardarmi attorno: era un
posto molto carino, situato in una piccola strada privata occupata solo da
altre tre abitazioni. La casa dei Johnson era su un unico piano e sembrava
spaziosa e accogliente; all’esterno era di un bel colore arancio, con le
imposte verde scuro e delle piccole luci colorate che adornavano il sottotetto.
Di fronte alla casa c’era un giardino circondato da una siepe ormai spoglia.
3 - Quel posto aveva un che di familiare. Non avrei
saputo dire come o perché, ma avevo la sensazione di averlo già visto.
Allungai una mano, toccando le pareti rocciose accanto
a me che creavano un corridoio scuro e claustrofobico. C’era un odore pungente,
simile a quello delle pietre peridotitiche all’interno di una sauna, anche se
l’ambiente non era caldo, tutt’altro.
Un rumore alla fine del corridoio di pietra attirò la
mia attenzione e mi spinse ad affrettare il passo. Sapevo che non era una buona
idea dirigermi verso l’ignoto, ma era come se il mio corpo si muovesse da solo.
Mi affacciai su una stanza dalla forma semicircolare,
scarsamente illuminata se non per due fiaccole appese lungo le pareti che
delimitavano quello spazio angusto.
C’era qualcosa lì dentro, lo sentivo, ma non potevo
vederlo.
Estratto ambientazione n 1:
“…
La chiesa
era addobbata a festa. C’erano fiori ovunque. Sulle panche, attorno alla porta,
persino petali sparsi sul lungo la navata centrale che dall’entrata conduceva
all’altare. Una moltitudine di persone occupava le panche in legno mentre altri
invitati furono costretti a rimanere in piedi occupando i corridoi secondari
accanto alle alte colonne. Il sole penetrava dalle vetrate inondando l’ambiente
con un tripudio di colori, cosa insolita per il clima londinese.
Il sidecar
decorato di candidi pizzi e fiori si fermò in fondo alla scalinata. Nicholas
smontò dalla sella avvolto da un impeccabile abito grigio fumo e si apprestò ad
aiutare Melinda a scendere. Fece molta attenzione a non rovinare il suo vestito
candido come la prima neve. Glielo aveva confezionato Jacob, il sarto più
famoso di Londra. Lo stesso che l’aveva vestita per la veglia in onore di Lord
Bamminton.
«Dimmi che non somiglio a quei dolci bianchi e
spumosi che espongono nelle vetrine delle pasticcerie.»
Nicholas la
guardò con dolcezza mentre le offriva il braccio. Fu lui a muovere il primo
passo in direzione dell’entrata della chiesa.
…”
Estratto ambientazione n 2:
“…
Gli occhi di
Melinda osservarono l’interno della stanza. L’incredibile assortimento di
macchinari di ogni genere aveva stregato Nicholas, ma non sortiva lo stesso
effetto su di lei. Trovava tutto quell’accumulo di tecnologie freddo e triste,
oltre che pericoloso. Doveva però ammettere che Tesla era un uomo piuttosto
previdente. Infatti aveva notato un oggetto che sembrava in tutto e per tutto
un fucile chiuso a chiave all’interno di una teca dall’aria inespugnabile. E
così tutto quello che sembrava sinistro e pericoloso per le persone. Il resto
erano macchine azionate da leve con centinaia di luci e che emettevano ronzii
di varia intensità. La sorprese notare come la tecnologia mossa dalla potenza
del vapore era in netta minoranza. Quasi tutto funzionava a energia elettrica
come avevano appena dimostrato le due bobine che avevano quasi fulminato
l’animale dei Gover.
Si avvicinò
curiosa alla teca del fucile e lo osservò da vicino. Sulla destra del calcio vi
erano due manopole che indicavano una serie di tacche numerate. Sulla più
grande era indicata una A mentre su quella più piccola una W. Attorno alla
canna c’erano una serie di parti che Melinda non seppe riconoscere e alcune
resistenze di varie dimensioni. Poco più avanti di quello che riconobbe come il
grilletto, vi era una sfera di vetro collegata a una scatola nera rettangolare
su cui era stato disegnato in modo grossolano un fulmine con alcune pennellate
di vernice gialla.
«È un uomo solitario che le donne non si
filano perché inquietante oltre che maleducato. Hai visto come ha trattato
quell’animale? Se l’è caricato in spalla come un sacco di patate» tagliò corto
Melinda facendo spallucce. «Siccome si annoia inventa cose per sentirsi meno
solo.»
«Mi
meraviglia che tu sminuisca l’intelligenza di qualcuno a questo modo, Mel»
affermò Nicholas con tono di rimprovero. «Sembri quasi gelosa.»
«Gelosa io?» esclamò Melinda piantando i pugni
sui fianchi. «E di cosa? Guarda questo aggeggio.»
Indicò con
un pollice il fucile nella bacheca alle sue spalle.
«È evidente che cerca di compensare qualcosa.»
Sollevò la mano e avvicinò pollice a indice fingendo di osservare da vicino
qualcosa di molto piccolo.
…”
Estratto ambientazione n 3:
“…
Dopo un
viaggio comodo e in buona compagnia, raggiunsero Buckingam Palace e furono
scortati all’interno dalle guardie reali. Erano poche le cose che potevano
sorprendere Melinda, ma la sala in cui si trovarono la lasciò senza fiato.
L’oro era,
senza ombra di dubbio, il colore predominante nella grande sala. Oltre ad esso
vi era il candore del bianco e del crema contrastato in modo sapiente dal rosso
dei velluti.
In fondo
alla stanza videro il trono reale. Svettava maestoso distogliendo l’attenzione
da tutto il resto. Era imponente e rialzato su una base di marmo. Anche i
gradini che consentivano di salire fino alla poltrona erano del medesimo
materiale. Però era vuoto. Si guardarono in volto perplessi e le guardie reali
li scortarono oltre facendoli passare da una piccola porta laterale.
Entrarono in
una stanza lussuosa, ma molto più piccola, riservata e tranquilla.
Una volta
all’interno, Melinda si ritrovò a osservare una donna che dava loro le spalle.
Indossava le vesti reali cerimoniali e sul capo faceva sfoggio la famosa corona
d’Inghilterra.
L’investigatrice
rimase immobile a fissare quelle spalle a bocca aperta e solo una mano che tirò
la sua camicetta la riportò alla realtà. Fissò i suoi compagni e notò che era
rimasta l’unica a non aver assunto una postura di reverenza.
…”
Spero che gli estratti vi siano piaciuti e che vi siate immersi nei vicoli londinesi.
La lettura è un buon modo per passare il tempo in queste giornate tristi e che non finiscono mai.
Anche per oggi vi saluto,
Ciao ciao,
*Dana*
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