martedì 10 marzo 2020

LUOGHI DA SOGNO & AMBIENTI ROMANZESCHI - DOPPIA INTERVISTA

LUOGHI DA SOGNO & AMBIENTI ROMANZESCHI - DOPPIA INTERVISTA





Ciao a tutti,
bentornati su Codex Ludus. Siete chiusi in casa causa Covid-19? Non sapete più cosa fare?
Vi do' io un buon modo per passare queste interminabili ore: leggere questo post e acquistate i due romanzi in collaborazione con Dark Zone che ora vi presenterò!

Partiamo prima però con l'intervista ai nostri autori:



1.  Dove è ambientato il vostro romanzo? Perché lo avete scelto?
Alastor Maverick e L.A. Mely: Siamo a chiusura di trilogia per cui ci troviamo sempre nell’epoca vittoriana, come nei primi due. Saremo tra Inghilterra e Scozia, ma a cambiare sarà il carico di Steampunk. Perché l’abbiamo scelto? Perché lo steampunk rende tutto meraviglioso e più interessante :D

Melissa Pratelli: Il romanzo è ambientato nel Regno Unito, tra Scozia e Inghilterra, tra Londra, Edimburgo e Killin, un paesino situato nell’area dei monti Grampiani, nelle Highlands centrali. La maggior parte dell’azione si svolge alla St. George, un prestigioso collegio che i protagonisti frequentano, e nella foresta che la circonda. Ho scelto l’ambientazione scozzese perché adoro la Scozia e le sue tradizioni, i miti e le leggende celtiche. L’intera trama si basa proprio sulla mitologia celtica, perciò non avrei potuto scegliere un’ambientazione differente.


2.  Da cosa è ispirata l’ambientazione?
Alastor Maverick e L.A. Mely: L’ambientazione è ispirata alle atmosfere vittoriane descritte nei romanzi di Arthur Conan Doyle e in particolare alle avventure del celebre investigatore Sherlock Holmes.

Melissa Pratelli: Come dicevo, è ispirata dalla mitologia celtica. La storia della protagonista è strettamente connessa con le divinità celebrate dalle popolazioni che abitavano la Scozia nei tempi antichi. Per i temi trattati mi serviva un luogo ricco di tradizioni, un luogo “magico”, immerso nella natura.


3.  Avete mai pensato di scriverlo in un altro tempo o luogo arrivando a cambiare genere al vostro romanzo? (es. ambientazione fantastica, fantascientifica, immaginaria, in un mondo distopico, in quello attuale, ecc)
Alastor Maverick e L.A. Mely: L’ibrido tra giallo investigativo classico e il fantascientifico è stata una sfida che abbiamo amato cogliere e affrontare. Non credo che gli Hoyt si sarebbero mossi allo stesso modo in un’ambientazione diversa da questa anche se non escludiamo la folle idea di catapultarli in altre epoche in qualche spin off. In fin dei conti lo steampunk prevede largamente l’utilizzo della macchina del tempo.

Melissa Pratelli: Onestamente no. Cambiare luogo avrebbe significato cambiare di molto la trama o inserirla in un contesto che non le appartiene. Per quanto riguarda il tempo, forse avrei potuto ambientarlo nel passato o anche nel futuro senza sconvolgere di troppo la trama, ma in verità non ci ho mai pensato.


4.  Riuscite ad immaginare la vostra storia nel passato?
Alastor Maverick e L.A. Mely: È già nel passato. Più in dietro di così non credo avrebbero senso perché lo steampunk è forgiato in quella precisa epoca e andare ancora più nel passato significherebbe “perdere il treno…a vapore”.

Melissa Pratelli: Sì, perché no. Ci sono alcune scene del romanzo ambientate in un’epoca passata!


5.  Riuscite ad immaginare la vostra storia nel futuro?
Alastor Maverick e L.A. Mely: Ecco in questo caso la possibilità c’è e non escludiamo questa sfida a priori. Melinda che manda in esaurimento nervoso la gente dell’epoca di Futurama deve essere esilarante.

Melissa Pratelli: Immaginarla nel futuro mi riesce molto difficile, invece. Non sarebbe impossibile, ma la preferisco nel presente.


6.  Tre posti in cui vorresti ambientare i tuoi prossimi libri?
Alastor Maverick: Devo dire che di posti splendidi di cui narrare ce ne sono a vagonate. Londra mi rimarrà per sempre nel cuore, quindi in questo sarò ripetitivo. In secondo luogo mi piacerebbe ambientare un romanzo in qualche città italiana e su questo ci stiamo lavorando. Come terza e più ambiziosa opzione, mi piacerebbe posizionare un mio romanzo in un’ambientazione di fantasia da me inventata con la sua politica, le sue leggi, la sua economia e i suoi abitanti. Fantasy? Fantascienza? Distopico? Non lo so ancora, ma di certo rimane uno dei miei obiettivi primari.
L.A. Mely: Il presente, il passato e il futuro. Non per forza in questo ordine e/o tutti insieme.


Melissa Pratelli: Mi piacerebbe ambientarne uno su un’isola, anche se non so ancora di preciso quale. Vorrei anche provare l’Irlanda, o magari tornare in Inghilterra.




  E ora è arrivato il momento degli estratti sulle ambientazioni.Vi farete di certo un'idea sul tipo di romanzo che andrete ad acquistare.
 



1 - Un fascio di luce scarlatta saettò attraverso la finestra e mi colpì in faccia, tagliando in due la penombra della stanza adiacente allo studio del professor Kerr. Mi alzai dalla scrivania per tirare le tende, sbuffando.
Voltandomi per ritornare alla cattedra, indugiai per un istante, lasciando vagare lo sguardo lungo la stanza che mi era ormai così familiare. Quel luogo era da tempo diventato il mio rifugio e la mia seconda casa e lo adoravo: era raccolto, caldo, arredato con mobili di ciliegio semplici e funzionali. La cosa che preferivo, però, erano le alte vetrine traboccanti di libri che rivestivano l’intero perimetro della stanza, una sorta di carta da parati tridimensionale che trasudava letteratura.

2 - Eravamo davanti casa di Lee. Anche se non ci ero mai stato, conoscevo l’indirizzo a memoria: Mallory Lane, 12, Londra.
Come ulteriore riprova che mi trovassi nel posto giusto, l’odore di Lee era ovunque intorno a me e potevo sentirlo anche in mezzo alla neve che ricopriva il cortile.
Ciò che non mi aspettavo di trovare, invece, era la macchina di Andrew che spiccava sfrontatamente davanti al garage, oltre la recinzione.
Mi presi un momento per guardarmi attorno: era un posto molto carino, situato in una piccola strada privata occupata solo da altre tre abitazioni. La casa dei Johnson era su un unico piano e sembrava spaziosa e accogliente; all’esterno era di un bel colore arancio, con le imposte verde scuro e delle piccole luci colorate che adornavano il sottotetto. Di fronte alla casa c’era un giardino circondato da una siepe ormai spoglia.

3 - Quel posto aveva un che di familiare. Non avrei saputo dire come o perché, ma avevo la sensazione di averlo già visto.
Allungai una mano, toccando le pareti rocciose accanto a me che creavano un corridoio scuro e claustrofobico. C’era un odore pungente, simile a quello delle pietre peridotitiche all’interno di una sauna, anche se l’ambiente non era caldo, tutt’altro.
Un rumore alla fine del corridoio di pietra attirò la mia attenzione e mi spinse ad affrettare il passo. Sapevo che non era una buona idea dirigermi verso l’ignoto, ma era come se il mio corpo si muovesse da solo.
Mi affacciai su una stanza dalla forma semicircolare, scarsamente illuminata se non per due fiaccole appese lungo le pareti che delimitavano quello spazio angusto.
C’era qualcosa lì dentro, lo sentivo, ma non potevo vederlo.



Estratto ambientazione n 1:
“…
La chiesa era addobbata a festa. C’erano fiori ovunque. Sulle panche, attorno alla porta, persino petali sparsi sul lungo la navata centrale che dall’entrata conduceva all’altare. Una moltitudine di persone occupava le panche in legno mentre altri invitati furono costretti a rimanere in piedi occupando i corridoi secondari accanto alle alte colonne. Il sole penetrava dalle vetrate inondando l’ambiente con un tripudio di colori, cosa insolita per il clima londinese.
Il sidecar decorato di candidi pizzi e fiori si fermò in fondo alla scalinata. Nicholas smontò dalla sella avvolto da un impeccabile abito grigio fumo e si apprestò ad aiutare Melinda a scendere. Fece molta attenzione a non rovinare il suo vestito candido come la prima neve. Glielo aveva confezionato Jacob, il sarto più famoso di Londra. Lo stesso che l’aveva vestita per la veglia in onore di Lord Bamminton.
 «Dimmi che non somiglio a quei dolci bianchi e spumosi che espongono nelle vetrine delle pasticcerie.»
Nicholas la guardò con dolcezza mentre le offriva il braccio. Fu lui a muovere il primo passo in direzione dell’entrata della chiesa.
…”

Estratto ambientazione n 2:
“…
Gli occhi di Melinda osservarono l’interno della stanza. L’incredibile assortimento di macchinari di ogni genere aveva stregato Nicholas, ma non sortiva lo stesso effetto su di lei. Trovava tutto quell’accumulo di tecnologie freddo e triste, oltre che pericoloso. Doveva però ammettere che Tesla era un uomo piuttosto previdente. Infatti aveva notato un oggetto che sembrava in tutto e per tutto un fucile chiuso a chiave all’interno di una teca dall’aria inespugnabile. E così tutto quello che sembrava sinistro e pericoloso per le persone. Il resto erano macchine azionate da leve con centinaia di luci e che emettevano ronzii di varia intensità. La sorprese notare come la tecnologia mossa dalla potenza del vapore era in netta minoranza. Quasi tutto funzionava a energia elettrica come avevano appena dimostrato le due bobine che avevano quasi fulminato l’animale dei Gover.
Si avvicinò curiosa alla teca del fucile e lo osservò da vicino. Sulla destra del calcio vi erano due manopole che indicavano una serie di tacche numerate. Sulla più grande era indicata una A mentre su quella più piccola una W. Attorno alla canna c’erano una serie di parti che Melinda non seppe riconoscere e alcune resistenze di varie dimensioni. Poco più avanti di quello che riconobbe come il grilletto, vi era una sfera di vetro collegata a una scatola nera rettangolare su cui era stato disegnato in modo grossolano un fulmine con alcune pennellate di vernice gialla.
 «È un uomo solitario che le donne non si filano perché inquietante oltre che maleducato. Hai visto come ha trattato quell’animale? Se l’è caricato in spalla come un sacco di patate» tagliò corto Melinda facendo spallucce. «Siccome si annoia inventa cose per sentirsi meno solo.»
«Mi meraviglia che tu sminuisca l’intelligenza di qualcuno a questo modo, Mel» affermò Nicholas con tono di rimprovero. «Sembri quasi gelosa.»
 «Gelosa io?» esclamò Melinda piantando i pugni sui fianchi. «E di cosa? Guarda questo aggeggio.»
Indicò con un pollice il fucile nella bacheca alle sue spalle.
 «È evidente che cerca di compensare qualcosa.» Sollevò la mano e avvicinò pollice a indice fingendo di osservare da vicino qualcosa di molto piccolo.
…”

Estratto ambientazione n 3:
“…
Dopo un viaggio comodo e in buona compagnia, raggiunsero Buckingam Palace e furono scortati all’interno dalle guardie reali. Erano poche le cose che potevano sorprendere Melinda, ma la sala in cui si trovarono la lasciò senza fiato.
L’oro era, senza ombra di dubbio, il colore predominante nella grande sala. Oltre ad esso vi era il candore del bianco e del crema contrastato in modo sapiente dal rosso dei velluti.
In fondo alla stanza videro il trono reale. Svettava maestoso distogliendo l’attenzione da tutto il resto. Era imponente e rialzato su una base di marmo. Anche i gradini che consentivano di salire fino alla poltrona erano del medesimo materiale. Però era vuoto. Si guardarono in volto perplessi e le guardie reali li scortarono oltre facendoli passare da una piccola porta laterale.
Entrarono in una stanza lussuosa, ma molto più piccola, riservata e tranquilla.
Una volta all’interno, Melinda si ritrovò a osservare una donna che dava loro le spalle. Indossava le vesti reali cerimoniali e sul capo faceva sfoggio la famosa corona d’Inghilterra.
L’investigatrice rimase immobile a fissare quelle spalle a bocca aperta e solo una mano che tirò la sua camicetta la riportò alla realtà. Fissò i suoi compagni e notò che era rimasta l’unica a non aver assunto una postura di reverenza.
…”


 Spero che gli estratti vi siano piaciuti e che vi siate immersi nei vicoli londinesi.
La lettura è un buon modo per passare il tempo in queste giornate tristi e che non finiscono mai.
Anche per oggi vi saluto,
Ciao ciao,
*Dana*

 

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