RECENSIONE LA COLLEZIONISTA DI ANIME DI KYLIE LEE BAKER
Ciao a tutti,
oggi vi parlerò di un nuovo romanzo fantasy edito Fanucci Editore, che ringrazio per avermi gentilmente inviato la copia cartacea dell’opera.
Mi ha da subito intrigato per la sua copertina orientaleggiante, ma anche la trama che preannuncia una storia nipponica.
Ma partiamo con ordine. Ren Scarborough è la protagonista di questa storia, metà mietitrice londinese e metà shinigami, non ha mai capito e trovato la vera essenza di se stessa. Ma cosa vuol dire essere mietitrice o shinigami? Sono degli esseri che impersonificano la morte e raccolgono le anime dei defunti mantenendo costante ed equilibrato il rapporto sul numero della popolazione.
Ovunque lei vada si sente fuori posto. Anche suo padre e i suoi colleghi mietitori non fanno che ricordarle la differenza tra di loro, con battute, scherni e continui atti di bullismo. L’unico che sembra capirla è suo fratello Neven che si sente lontano dagli ideali dei mietitori. Raccogliere le anime per lui è un supplizio e si lascia coinvolgere dai sentimenti. Ren, stanca dei suoi aguzzini, alla fine scoppia e i suoi potenti poteri di shinigami escono allo scoperto colpendo alcuni mietitori. Il Consiglio inizia una caccia spietata a Ren ormai costretta alla fuga alla quale si aggiunge anche Neven.
Decide di ritrovare le sue origini nel lontano Giappone, terra natia di sua madre. Qui sarà costretta a uccidere degli yokai, antichi mostri del folklore giapponese, assieme al fratello Neven e con l’aiuto di uno pseudo shinigami di nome Hiro. Tutto per poter entrare a far parte dell’esercito degli shinigami di Yomi, non sarà facile perché anche in Giappone viene sempre vista come “la straniera”. Ma riuscirà a trovare finalmente la vera essenza di se stessa e rivedere finalmente sua madre, o tutta la storia non è altro che una mera illusione? L’autrice spazia nella storia raccontando al lettore di una protagonista forte, che può diventare l’eroina dei lettori, degli infiniti problemi famigliari, dell’accettazione di sé stessi e anche di un pizzico di legami d’amore.
Ho adorato questo libro fin dall’inizio. Per me è stata una vera immersione nelle terre nipponiche, infatti ho apprezzato sia le descrizioni delle ambientazioni, sia i racconti del folklore giapponese.
Il romanzo è sempre stato scorrevole e mai pesante, originale nel suo genere. Ho avuto però un momento in cui ho pensato che l’autrice volesse effettuare un cambio di rotta, cambiando di netto la funzione di certi personaggi. Questa cosa ha contribuito a definire il finale che mi ha lasciata con l’amaro in bocca. Finale che sembrerebbe autoconclusivo ma che in realtà lascia dei punti di domanda, con delle questioni in sospeso fin dall’inizio e non ancora risolte. Per fortuna l’autrice ha impostato la storia come una dilogia, quindi non ci resta che aspettare che Fanucci pubblichi il secondo volume e vedere cosa accadrà.
Voi avete letto questo libro? Vi è piaciuto? Fatemi sapere con un commento qui sotto se anche voi avete trovato strano il cambio di rotta o se vi piaciuto proprio per quel motivo facendo della storia qualcosa di meno banale.
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Ciao ciao,
*Dana*
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