Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi
Una Tripla Intervista prima di Halloween
Ciao a tutti! Bentornati su Codex Ludus in questo appuntamento pre-Halloween... si manca ancora qualche giorno ma il clima è decisamente quello giusto, ma lo è anche in casa Dark Zone? Scopriamolo insieme: oggi intervisteremo Veronica Garreffa, Annalisa Ghilarducci, Hendrik R. Rose, tre autrici che ci parleranno dei loro scritti, e che oltre a questo ci faranno anche leggere degli estratti dei loro rispettivi libri.
Su, su, cosa stiamo aspettando? Che l'intervista abbia inizio!
P.S. notate il collegamento colore autrice? Spero che siano contente del colore che ho scelto...
Dove è ambientato il tuo romanzo? Perché lo hai scelto?
V.G.: “La Guardiana dei Draghi” è ambientato su Erasmen, un pianeta ben lontano dalla Terra, con tutte le caratteristiche di un classico mondo fantasy. L’idea di questo libro nasce proprio dall’ambientazione. Sentivo il bisogno di creare un mondo tutto mio, con le mie regole, che mi portasse lontano dalla vita ordinaria. Così è nato Erasmen.
A.G.: “Carhas Ithil” è un fantasy d’ispirazione classica ma con qualche sfumatura fantascientifica. Ambientato in un mondo di fantasia che si rivelerà solo uno dei tanti mondi di un universo multi-dimensionale, potrebbe essere un mondo alternativo al nostro, in una dimensione medievaleggiante dove elementi tecnologici e magia si confondono e coesistono.
Ho scelto questa ambientazione, tra città murata, montagne, boschi e mare perché è quella che più mi consente di toccare un tema a me molto caro: la natura in tutti i suoi aspetti e l’interazione che le specie viventi hanno con essa.
H.R.R.: L’azione si svolge in un luogo immaginario. Ardesia, Rosemund, la terra dei nani, la linea di confine, forse erano presenti nella mia testa ancor prima che scrivessi di getto questa storia.
Perché l’ho scelto? Credo di non essere stata io a scegliere, né la storia, né i luoghi che fanno da sfondo, piuttosto è stato Watergrace a scegliere me, mi è piombato addosso con poca grazia. Io ho solo diretto dei personaggi piuttosto indisciplinati, che agiscono in un mondo dove la natura è prorompente e romantica.
Da cosa è ispirata l’ambientazione?
V.G.: Per l’ambientazione, mi sono ispirata al creatore di mondi per eccellenza: Tolkien. Lui ha saputo dare spessore ai suoi luoghi immaginari, attribuendogli una storia, una cultura e una coerenza geografica. Per la costruzione di Erasmen, lui è stato una guida fondamentale. In realtà, però, questo mondo immaginario aveva già preso forma anni fa, quando ero piccola e per gioco l’avevo inventato con mio fratello.
A.G.: Dal nostro mondo reale, la città protagonista che da’ il titolo alla storia è essa stessa ispirata a un luogo esistente, e dalla mia fantasia più sfrenata.
H.R.R.: Ho vissuto per molti anni a Rosenheim, deliziosa cittadina situata di fronte alle Alpi bavaresi, vicino al grande lago di Chiemsee, sulla cui isoletta Ludwig II, lo splendido Re di Baviera, ha costruito il Castello di Herrenchiemsee. Questi luoghi aspri e romantici, immersi al tramonto in un colore blu profondo, luminoso, onirico, hanno ispirato lo scenario, lo stile e soprattutto il genere. Forse, se non avessi respirato l’aria di questi posti incantevoli, avrei scritto qualcosa di diverso. Chissà…
Hai mai pensato di scriverlo in un altro tempo o luogo arrivando a cambiare genere al tuo romanzo?
V.G.: In realtà non ci ho mai pensato. La mia storia ha preso forma proprio grazie agli elementi fantastici (e a qualche sfumatura fantascientifica), quindi non mi ha mai sfiorato l’idea di tramutarlo in un altro genere.
A.G.: Trattandosi di una storia che si svolge in uno dei tanti mondi di un universo multi-dimensionale, potrebbe già di per sé appartenere in qualche modo a ognuno di questi generi.
H.R.R.: No, come ho detto è nato di sua sponte, in un mondo distopico, un futuro medievale, una società che anziché progredire ha fatto lunghi passi indietro, trasformando il mondo attuale e la tecnologia in un labile e sbiadito ricordo.
Riesci ad immaginare la tua storia nel passato?
V.G.: Il passato vede Erasmen con una situazione politica diversa da quella narrata nel libro. Se dovessi scrivere un prequel, infatti, mi concentrerei sulla storia di Alak Malagar, l’antagonista de “La Guardiana dei Draghi”.
A.G.: Questa storia ha un suo passato…
H.R.R.: Assolutamente sì, la storia d’odio e amore che narro e le dispute tra i due regni potrebbero essere collocate anche in altri contesti storici, come quello medievale, tralasciando però alcuni degli aspetti come la mutazione genetica o l’utilizzo di speciali sostanze “rilassanti” tanto amate dai rosensin.
Riesci ad immaginare la tua storia nel futuro?
V.G.: Stesso discorso per la domanda precedente: la situazione di Erasmen sarebbe diversa. La popolazione ha raggiunto un equilibrio e le rigide divisioni tra le razze non esistono più. Soprattutto, i draghi cominciano a ripopolare il pianeta.
A.G.: … di cui rappresenta il futuro
H.R.R.: Un futuro inteso nel vero senso del termine potrebbe regalare alla trama mille sfaccettature in più. Purtroppo non potrei però rinunciare alle bellissime armature che i miei personaggi sfoggiano con tanta grazia e alle spade che agitano con altrettanta spavalderia. Per non parlare dell’amore nobile, che in un futuro così come lo immagino io, sarebbe ridotto forse a una distaccata e sbiadita chat.
Il Medio Evo, soprattutto quello inglese, è un periodo che mi appassiona, e il futuro medievale è un periodo perfetto per Watergrace. I personaggi non sarebbero troppo contenti di essere trasferiti altrove, hanno trovato la loro dimensione nel bene e nel male, a parte Percy-Bysse, l’enigmatico e illuminato mercante, che rimpiange e cita spesso il progredito passato.
Tre posti in cui vorresti ambientare i tuoi prossimi libri?
V.G.: Per i prossimi libri mi piacerebbe raccontare anche ambientazioni reali, discostandomi dal fantastico. Ho in mente una storia collocata nel secondo dopoguerra, in Basilicata, luogo di nascita dei miei nonni, per descrivere la situazione sociale di quegli anni. Vorrei anche scrivere un urban fantasy ambientato a Genova. Il mio luogo prediletto, però, rimarrà sempre Erasmen, infatti non escludo l’idea di scrivere una storia dissociata da “La Guardiana dei Draghi”, esplorando altri continenti del pianeta.
A.G.: Oltre ai prossimi due volumi della saga “Carhas Ithil”, ho in cantiere un romanzo ambientato nell’Antico Egitto; un progetto su Ercolano tra passato e presente e alcune idee ispirate all’area archeologica dell’entroterra versiliese ai tempi dell’Antica Roma.
H.R.R.: Avevo iniziato a scrivere una storia che si svolgeva tra passato e futuro a Venezia, una città straordinaria.
La seconda parte di Watergrace è già stata abbozzata, l’ambientazione è la stessa, ma si aggiungeranno luoghi lontani, immaginari e di chiara ispirazione orientale.
Sono un amante della storia e, come ho già detto, amo l’Inghilterra medievale. Mi piacerebbe cimentarmi con un romanzo storico, ambientato proprio nella bella Albione, tuttavia la ricerca mi sembra uno spettro troppo feroce da affrontare adesso Forse è ancora presto e, se si tratta di scrittura, i tempi vanno trattati con rispetto e mai beffati. Come dice Sophie nel primo duello: La prossima volta, cerca di capire chi hai di fronte prima di batterti, se capisci di non avere alcuna possibilità, non cimentarti.
Ora abbiamo la possibilità di leggere gli estratti de "La Guardiana dei Draghi" di Veronica Garreffa
Gob
Dopo circa quattro settimane, il re tornò a Gob.
Attraversò gli edifici e le case in travertino salutando la gente, che si era radunata attorno alle statue e alle fontane di marmo per poterlo accogliere calorosamente. Le zampe della lucerta, cavalcata dal sovrano, picchiettavano sulle strade in porfido e puntavano a nord, verso il Castello d’Avorio, incorniciato da una cascata che scendeva dalle colline. Prima di addentrarsi all’interno del labirinto di scalinate, torri e terrazze, re Dysio guardò con un volto tirato il palazzo reale, dalla sua ampia base fino alla punta della cupola che rifletteva i movimenti dell’acqua.
La Catena Rosa
Arrivarono ai piedi della montagna. Anche da vicino, seppur imponente, sembrava un posto tranquillo. Hope rimase incredula e meravigliata: ogni tipo di vegetazione aveva una tonalità diversa, ma a primo impatto si notava il rosa confetto dell’erba.
«State attenti: di solito c’è una creatura ai piedi di ogni montagna. Una sorta di guardiano» avvertì Glandarius.
«Io per ora non vedo nessuno» osservò Brendon.
«Tutto questo rosa mi dà la nausea» commentò Ray.
«Il fatto che la vegetazione sia di questo colore è un’illusione dovuta a una polverina sottilissima che durante il giorno si deposita sulle piante» spiegò Emris con aria saputella, dopo essersi ravviato il ciuffo biondo con le dita. «Quando nevica e quando piove, la polverina scivola via e il colore della vegetazione torna quello naturale; quando è notte invece la polverina non si deposita sulle piante, ma viene trasportata dal vento, per questo nell’oscurità si vede l’aria assumere sfumature rosa. L’ho letto in un libro molto tempo fa.» Dopo di che ammutolì come se si aspettasse un applauso, ma l’unica che rimase colpita da quella spiegazione fu Hope.
Le due lune
Era notte e in cielo splendevano, in tutta la loro incantevole bellezza, la Luna Maggiore e la Luna Minore. La prima era mezza, ed era così grande che sembrava abbastanza vicina da poterla toccare solo alzando un braccio. La seconda era più piccola, ma era piena e sembrava cullarsi all’interno di quella più grande, che le faceva da cornice.
Cosa ne pensate? Ammiriamo la copertina di Carhas Ithil, la città sul mare...
°°°
«Vengono da Carhas Ithil, signore. Una compagnia di trenta guerrieri, cinque esploratori e un ufficiale al comando. » Il giovane soldato di Andhor osservava già da un po’ il gruppo in movimento sulla strada più in basso, e ancora lo scrutava mentre parlava all’ufficiale al suo fianco.
« Scortano due messaggeri. Uno di loro viene dall’isola di Irkalia, riconosco lo stendardo di sire Themenos sventolare assieme a quello della nostra città. » Tacque, abbassò la mano alzata sul viso, a schermare gli occhi dalla luce del sole discendente sull’orizzonte, e si voltò verso il suo superiore.
L’uomo annuì, guardando anche lui i cavalieri in lontananza, che stavano sopraggiungendo inerpicandosi sulla strada ripida e sassosa.
« Hai lo sguardo di un falco, giovanotto, per riuscire a distinguere tanti dettagli da questa distanza » rispose. Strizzò le palpebre, nel tentativo di vedere meglio. La ragnatela di rughe attorno agli occhi si fece più fitta.
Sul massiccio del Rohmuld, dall’alto della loro postazione al valico tra la terra di Andhor e il regno di Valaah, i soldati della guarnigione di confine potevano controllare qualsiasi cosa si muovesse lungo il sentiero scabro che usciva dal bosco, e si arrampicava verso il passo di montagna. Solo per brevi tratti il percorso compiva alcuni tornanti e restava celato alla vista da sporgenze rocciose coperte di cespugli.
°°°
Eleaor scosse la testa. « Non parlare così del tuo popolo, un giorno potresti rimpiangere la tua severità di giudizio » disse, poi riprese senza lasciare modo a Valiah di replicare. « Ti cercheranno,
ma tu sarai camuffata come abbiamo deciso e resterai nascosta. Io ti aiuterò. Dovremo resistere fino a quando tutti se ne saranno andati, solo allora ti libererai del tuo travestimento e ti condurrò alla mia città. Non è troppo lontana da quel villaggio, vi giungeremo facilmente camminando lungo
la costa. »
« Mi cercheranno anche lì, non credi ? »
« Nessuno verrà a Carhas Ithil. La tua gente teme troppo la mia città anche solo per avvicinarsi. »
« E re Themenos ? »
« Di lui non devi darti pensiero. Stai tranquilla, so cosa dico. In ogni caso, mi adopererò per nascondere la tua vera identità. Sarai la mia apprendista : una ragazza molto dotata che ho
condotto con me da Valaah. » Sorrise e il suo volto si illuminò. « Vedrai, Carhas Ithil è una città bellissima, circondata dal mare di notte e da lucenti acquitrini di giorno, quando all’alba le
onde che lambiscono le sue mura si ritraggono lontano. Sede di saggezza, la sua Grande Biblioteca raccoglie il sapere di molti mondi e di molte ere ; i suoi abitanti sono persone di animo buono, dedite allo studio e alla scienza. Adesso però basta parlarne, presto vedrai tutto questo con i tuoi occhi. »
°°°
La pioggia investì Valiah e Dworf in piena faccia, accecandoli con uno scroscio violento. La ragazza sbatté le ciglia e il nano si passò una mano sugli occhi. Quando riuscirono a vedere di nuovo, furono colti da un senso di meraviglia e timore tale da far loro dimenticare la pioggia. Attraverso lo sguardo offuscato videro, come emergere dalla terra stessa, qualcosa che impiegarono diversi istanti a identificare, poiché mai avevano visto niente di simile.
Davanti ai loro occhi si parava una città fortificata che si inerpicava a spirale su di un ripido sperone di lucido basalto nero, a tratti avvolto da brandelli di nebbia, simili a stracci di fantasmi perduti nel vento.
Buia e terribile nella sua imponenza, la città sembrava in parte costruita e in parte scolpita nelle ossa stesse della montagna su cui sorgeva, e con le quali si fondeva in una cosa sola.
Divisa in tre livelli da possenti cinte murarie, che si facevano sempre più elevate man mano che salivano, le forme delle sue architetture erano così estranee ai due fuggiaschi di Valaah che parvero loro appartenere a un’altra era, o a un altro mondo.
Oggi devo ammettere che sto impaginando diversamente dallo standard... chissà perché... dimentichiamo le riflessioni di impaginazione di un blogger e immergiamoci in Watergrace!
La terra dei nani
Stanche di girare a vuoto, di comune accordo decidono di raggiungere la Terra dei Nani, una rocca impenetrabile, protetta da una vegetazione tanto fitta da far durare la notte in eterno. Rovi intrecciati decorano ogni percorso scoraggiando eventuali visitatori e un fiume dalle rapide furiose rende l’accesso impossibile, ma non per le rosensin, capaci di percorrere l’impervio sentiero tra i rovi, su un invisibile ponte di roccia che si allunga fino alla riva opposta del fiume. Su questa terra i nani hanno creato un villaggio indipendente, dove vivono da anni senza mai spostarsi.
Con movimenti lenti, modellati per aggirare ogni ostacolo aguzzo, le ragazze superano l’ostico sentiero e, giunte a destinazione, si dedicano alla ricerca della Teporosa Libellis.
Sfilandosi i guanti si accosciano, controllano con cura ogni foglia, strappano gambi e nascondono le piante in una bisaccia. Lavorano a lungo in silenzio, godendosi il sole sulla schiena. Fino a quando Floria soffoca a stento un grido nel trovarsi davanti gli indesiderati rivali, apparsi come spauracchi alle spalle.
Il castello di Rosemund
Il ponte del castello di Rosemund si abbassa per accogliere un tiro a quattro, preceduto e seguito da un drappello di uomini armati. Il simbolo di Ardesia sventola sulla stoffa in mano a un soldato, brilla nei suoi colori vivaci sul fianco della carrozza, ed è ricamato sulle gualdrappe tra piume e finimenti preziosi. Abituata al fulgore, Inger scende dalla carrozza e alza il mento, notando come prima cosa l’austerità della pietra grigia e l’imponenza delle torri, come se ogni dettaglio dovesse dissuadere i rosensin dalla frivolezza.
Gli appartamenti reali
Varcata la soglia degli appartamenti reali, Sophie stenta a riconoscere l’ambiente dove Kalfeld aveva abitato. Ogni finestra è nascosta da tendaggi scuri e pesanti, la dominante cromatica vira dal marrone al nero, e i toni porpora delle poltrone stentano a ravvivare quella austerità soffocante.
Strizza gli occhi per abituarsi al buio, tranne alcuni candelabri accesi, l’illuminazione è scarsa. Nello studio privato, dove Brent la riceve, l’atmosfera non è diversa, solo il fuoco crepitante nel camino rende lo spazio più chiaro. Lui rimane di spalle alla finestra, un braccio teso a sollevare il drappo.
Ora avete letto estratti di tutti e tre i romanzi... quale autrice avete preferito?
Preferite un certo stile o un certo genere?
Fatecelo sapere con un commento qui sotto, intanto io vi saluto, ciao e alla prossima!
*Enrico*
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