Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi - refresh blogtour!
Ciao a tutti i Ludosini,
oggi ritorna la rubrica Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi in collaborazione con Dark Zone.
Questa volta non vi presenteremo nuove uscite o nuovi autori ma torneremo con vecchi ospiti di Codex Ludus, ossia Miriam Palombi e Jordan River.
Se non avete ancora letto i loro romanzi allora per voi queste saranno delle nuove scoperte, altrimenti continuate a seguire gli autori della Dark famiglia!
Ma iniziamo subito con l'intervista:
1. Dove è ambientato il tuo
romanzo? Perché lo hai scelto?
J.R.: I miei romanzi
sono ambientati in un mondo fantastico, creato da zero, chiamato Daanan. La
scelta di partire da un mondo inesistente e fare un world-building totale è
nato dalla necessità di voler applicare determinate regole e specifiche
all’ambientazione generale. E’ stato generato facendo attenzione che ogni
particolare fosse coerente a livello geografico e geologico. Daanan è un
continente inserito in un mondo. Gabriele Russo, il realizzatore della mappa,
non ha realizzato solo la mappatura 2d e 3d del continente, ma ha generato
quella dell’intero pianeta. Di fatto, posso affermare che Daanan è una
ambientazione basata su solide fondamenta fisiche.
M.P.: L’Archivio degli Dei è ambientato a Firenze. La scelta di
questa città così particolare e ricca d’arte è nata con la stessa idea del
libro. La Galleria degli Uffizi ha un ruolo predominante in tutta la vicenda.
2. Da cosa è ispirata
l’ambientazione?
J.R.: L’ambientazione
è nata come base per un gioco di ruolo online e pen&paper. Si trattava di
creare un ambiente totalmente immersivo, codificato per permettere ai
personaggi di muoversi al suo interno in totale libertà. Doveva essere fantasy
e raw, quindi con aspetti anche cruenti e dedicata a un pubblico più maturo.
Ho pertanto scritto da zero tutta la storia del continente, collaborato con un team di appassionati per popolarlo di creature, razze, magia e ambienti (città, palazzi, luoghi particolari).
L’ispirazione complessiva prende ispirazione da anni e anni di lettura di opere fantasy sia classiche che moderne, una cinematografia sconfinata, musiche e immagini.
Ho pertanto scritto da zero tutta la storia del continente, collaborato con un team di appassionati per popolarlo di creature, razze, magia e ambienti (città, palazzi, luoghi particolari).
L’ispirazione complessiva prende ispirazione da anni e anni di lettura di opere fantasy sia classiche che moderne, una cinematografia sconfinata, musiche e immagini.
M.P.: Nel mio caso sono i luoghi, realmente esistenti, che mi hanno
donato l’ispirazione.
3. Hai mai pensato di
scriverlo in un altro tempo o luogo arrivando a cambiare genere al tuo romanzo?
(es. ambientazione fantastica, fantascientifica, immaginaria, in un mondo
distopico, in quello attuale, ecc)
J.R.: Sono un
appassionato del vecchio genere “What If”, che tanto mi fece amare i fumetti
Marvel al tempo. Trattandosi di una ambientazione studiata per il fantasy, non
ho mai pensato a ricondurla ad altro genere. Tuttavia al suo interno ho sempre
inserito elementi che richiamano altri elementi di diverso genere letterario.
Amo la fantascienza e la distopia, quindi mi è venuto naturale caricare con un
pizzico alcuni piccoli elementi, probabilmente sfuggenti nel contesto fantasy
complessivo.
M.P.: Non sarebbe stato possibile ambientare questo thriller altrove
o farlo sconfinare in altri generi. Per quel che riguarda “il tempo” la vicenda
si svolge lungo i secoli. Si parte dal 1500 per arrivare ai giorni nostri, e
anche in questo caso non era possibile fare altrimenti. Tanti i protagonisti e
le storie che si intrecciano.
4. Riesci ad immaginare la
tua storia nel passato?
J.R.: Con Daanan ho cercato di mantenere alcuni archetipi del
genere, pur proponendo qualche altro elemento personalizzante e originale. Il
genere fantasy che immagino io è solitamente di stampo medievale, precedente
alla scoperta della polvere da sparo o analoga tecnologia. Questo è un
archetipo. Ma mi piace inserire elementi che della storia passata mi hanno
sempre interessato. La Legione e l’Impero sono frutto della storia romana, la
struttura governativa di Kallisapar richiama il medioevo italiano, Shoreside è
una Baghdad persiana con i suoi mercanti e tramonti da sogno… e i Pirati di
Baia degli Squali richiamano i salgariani scorridori dei mari.
M.P.: In questo caso No. Chi leggerà il libro si
accorgerà che ci sono eventi realmente accaduti e documentati che sono
funzionali alla trama, mescolati ad altri puramente inventati.
Sono comunque molto legata alla storia e alla
simbologia medievale, la mia prima opera Le cronache del guerriero, è
ambientata in questo affascinante periodo storico.
5. Riesci ad immaginare la
tua storia nel futuro?
J.R.: Questo sarebbe
un interessante sviluppo. Ma non credo lo farei come sviluppo della trama
principale, un po’ come alla Terry Brooks che con Shannara ha scritto il prima
e il dopo. Piuttosto immaginerei un proseguimento generazionale, concetto molto
amato dalla fantascienza classica. Quindi un salto notevole nel futuro, con
elementi cyberpunk gibsoniani e fantascientifici asimoviani e alla Heinlein.
M.P.: No. Per gli stessi motivi citati in precedenza.
6. Tre posti in cui vorresti
ambientare i tuoi prossimi libri?
J.R.: Riguardo a
Daanan, resto fisso sull’ambientazione. Per ampiezza e tempo occorso alla sua
realizzazione (oltre dieci anni), vale la pena esplorarla nella sua interessa.
Se penso ad altra
produzione letteraria, il primo che mi viene in mente è Edge Falls, città
immaginaria e ambientazione per i racconti del mio Memeljth. Lo trovate su
trustlozio.netsons.org.
Per terzo, credo che
vorrei ambientare un racconto dentro l’animo umano. Ma non sono ancora pronto
ad affrontarlo.
M.P.: Il prossimo thriller storico, per ora solo un progetto, si
svolgerà tra le abbazie di Lazio, Toscana e Umbria, ambientazioni ancora da
definire nei dettagli. Alla ricerca di qualcosa di magico e pericoloso.
ossia Miriam Palombi e Jordan River.
Come di consueto proseguiamo il post con degli stralci di ambientazioni estratti dai romanzi scritti da Jordan e Miriam.
L’Abisso
descritto dal Senatore Sirio
“«Luogo misterioso e poco frequentato, dici
bene. Quanto alle leggende di osteria, non saprei dirti dove termini la favola
e dove inizi la verità. Ciò che so è che su numerosi testi si parla dell’Abisso
come di un luogo nato durante l’era del Disordine e della Caduta. Alcuni dicono
sia il resto di un antico vulcano esploso durante gli sconvolgimenti provocati
dalle Razze. Altri affermano che si sarebbe formato quando gli Elfi strapparono
la loro isola volante dalla terra per esiliarsi tra le nubi.»
«Isola volante?» ripeté incredulo Ryan,
facendo tanto d’occhi.
«Sì, non guardarmi così. Ti sto solo riferendo
alcune fonti storiche, raccolte a fatica dopo il periodo oscuro che ci vide
tutti sull’orlo dell’estinzione. La maggior parte dei testi andò distrutta e a
gran fatica io e alcuni miei colleghi ci siamo dati alla ricerca degli antichi
tomi. Una cosa comunque accomuna tutti i racconti circa l’Abisso: si formò in
quel periodo di orrore e devastazione, è enorme al punto che a fatica se ne
vede l’estremità opposta una volta sul ciglio e, da ultimo, non ha fondo.
Nessuno lo ha mai scandagliato e chi ha osato farlo, non è mai tornato.»
«Visto che è un luogo così piacevole, perché
noi due ci stiamo recando proprio lì? Non ci basta quello che avete letto in
quei testi? Cosa ci vorrà mai trovare l’Imperatore in quel buco?»
«Ryan, apprezzo il tuo tentativo di
sdrammatizzare. In ogni caso, non stiamo andando a visitare l’Abisso, ma ci
stiamo recando alla Cattedrale delle Ombre, sull’Abisso.»
«E di che si tratta?»
«Della dimora di Lady Lilith.»”
La
Voliera, luogo di ritrovo delle Arpie a Kallispar
“Bodil si fermò sul limitare di una porta alta cinque
metri, a due ante, spalancata verso l’interno. Ryan rimase a bocca aperta,
perché l’imponenza della Voliera era impressionante.
Costruita come estensione del castello, la struttura era
costituita di colonne di pietra.
Tra di esse erano incastonate ampie vetrate con
intelaiature in acciaio. Queste erano montate su perni che permettevano loro di
aprirsi verso l’esterno di quasi un metro. All’interno, un lungo corridoio
disseminato di sentieri, aiuole, laghetti e ruscelli, alcuni fumiganti grazie
all’acqua sorgiva sotterranea. Uccelli vi nidificavano con regolarità, l’aria
era fresca, la luce magica.”
La Locanda dei
Salmoni
“La Locanda dei Salmoni era grande, uno stabile costruito
su due piani. Al primo un’ampia sala da pranzo, con un lungo bancone per gli
avventori di passaggio. Una scala portava al piano superiore, occupato da due
locali adibiti a dormitorio comune e una manciata di stanze più piccole per gli
ospiti più ricchi. Fuori dalle finestre del lato nord si poteva sentire
l’Ovestio, il fiume che scendeva dal Muro di Arkesh e tagliava la Grande
Pianura Centrale sino a gettarsi nel Dardanio a Prime, che scrosciava lungo le
rapide e le cascatelle che formavano il guado. La sala era quasi deserta, se si
eccettuava un gruppo di mercanti seduti vicino al focolare. Al bancone, nessuno
prendeva bevande.”
.........................
1-Sant’Antimo, Montalcino.
Guardò verso la parte alta del colle e vide
l’edificio. Tutto appariva sopito in un torpore nebuloso, tradito appena da
alcune fievoli luci all’interno delle strette aperture. Avvicinandosi sentiva
crescere un profondo senso d’inquietudine. Il monastero testimoniava quanto
fosse stata potente e decisiva l’influenza del potere ecclesiastico. Il
campanile era un’imponente torre quadrata in stile romanico, posta sul lato nord.
Solida pietra, travertino dalle venature dorate, bianche e brune, nascosto e
quasi perso tra le colline. Trovò che emanasse un misticismo profondo, una
sacralità che
lo metteva a disagio. Un alto cipresso
ondeggiava scosso da una brezza violenta.
Fermò la macchina alla fine di uno stretto sentiero.
Scese dalla vettura e raggiunse il portale; provò a spingere, ma era chiuso.
Seguì le mura percorrendo il perimetro dell’edificio fino a giungere dinanzi a
un portone borchiato di ferro.
2-Piazza della Signoria, Firenze.
I tavolini del Rivoire a quell’ora erano pressoché deserti.
Marco sedeva osservando con attenzione la piazza, le
sue geometrie e l’architettura austera, aspettando che il sole scaldasse
l’aria, mentre un brivido gli scendeva lungo la schiena.
Si trovava nella stessa piazza in cui nel 1498
giustiziarono Savonarola, impiccato e bruciato come eretico. Lo stesso luogo in
cui i suoi discepoli, anni dopo, avevano dato origine al “falò delle vanità”, decine e decine di libri dati alle fiamme. Posò la
mano sul borsello di pelle consunta che occupava la sedia al suo fianco e
strinse la cinghia che ne assicurava la chiusura.
Come ogni mattina da circa un mese sedeva allo stesso
tavolino, il secondo da sinistra, di quell’antico e rinomato caffè. Il suo non era uno sguardo distratto. Marco Arrighi
cercava qualcosa. Un segno. Un indizio.
3-La Tribuna, Galleria degli Uffizi, Firenze.
Non era la prima volta che visitava quel luogo. La
luce naturale penetrava dall’alto, dal doppio giro di finestre del tamburo e
della lanterna, diffondendosi ora, al calar del sole, dava poi a ogni cosa un
aspetto onirico.
Il richiamo ai Quattro Elementi che si riteneva
componessero l’Universo era palese. Il pavimento di marmi policromi intarsiati
rappresentava la Terra; il Fuoco era riprodotto dal velluto rosso cremisi delle
pareti; la tinta blu oltremare del tamburo e le decorazioni di madreperla e
conchiglie realizzate sulla cupola alludevano all’Acqua; l’Aria era
rappresentata dalla lanterna aperta ai venti, sulla quale sommità ruotava una banderuola. Fonti antiche riferivano di
uno zodiaco illuminato da un raggio di sole in certi periodi dell’anno.
Significati e simboli si intrecciavano in quella
stanza progettata come un complesso sistema cosmologico.
Anche per oggi abbiamo terminato. Mi auguro che la lettura per voi sia stata piacevole tanto da invogliarvi all'acquisto di questi fantastici romanzi. Spero che nelle vostre menti abbiate ricostruito l'ambientazione descritta nei dettagli.
Fatemi sapere cosa ne pensate e ricordatevi di sostenere gli autori indipendenti.
Ciao ciao,
*Dana*
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